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Spirit Exit: il diario da lockdown di Caterina Barbieri

Dopo il buon esperimento collettivo di Fantas Variations (2021), in cui assieme ad otto musicisti re-interpretava Fantas, il brano d’apertura dell’acclamato Ecstatic Computation (2019), anche per Caterina Barbieri arriva il momento di pubblicare il suo disco da lockdown.

Una condizione alla quale i musicisti ci hanno abituato ormai da oltre un anno e mezzo, ma è sempre interessante constatare quanto ogni artista abbia vissuto in modo differente quei mesi. La compositrice bolognese, ad esempio, si è completamente immersa non solo nella musica, come sarebbe d’altronde facile immaginare, ma anche e soprattutto nella lettura. Ha viaggiato fra i versi di Emily Dickinson, è stata colpita dalla potenza delle parole della mistica Teresa d’Avila, ha condiviso la visione filosofica di Rosi Braidotti.

E se da una parte queste letture hanno ampliato le sue idee e le hanno permesso di uscire metaforicamente dalla sua casa, quelle stesse mura l’hanno costretta e portata a concepire per la prima volta un disco in studio e non in tour come aveva sempre fatto.

Da tutto ciò nasce Spirit Exit, in uscita l’8 luglio 2022 per Light Years, etichetta fondata proprio dalla Barbieri. Musicalmente è, sin dal primo ascolto, il disco più complesso dal punto di vista degli arrangiamenti che abbia mai fatto. Se, infatti, siamo sempre stati abituati ad un minimalismo eclettico, soprattutto in Patterns of Consciousness (2017), qui i synth modulari cercano ed inseguono costantemente la melodia anche tramite l’ausilio di archi o addirittura della voce, come succede nei vocalizzi di Transfixed o nell’eterea Canticle of Cryo.

Il mondo di Caterina Barbieri è cambiato pur rimanendo sempre lo stesso. Stiamo parlando ancora di un’elettronica progressiva che fa il giro e diventa ambient trance, non lasciando mai da parte gli insegnamenti della scuola berlinese (e a questo proposito la traccia d’apertura, At your Gamut, fa scuola), ma allo stesso tempo è evidente quanto la sua musica sia diventata più immaginifica, quasi cinematografica.

E così, fra l’ambient ipnotico di Knot of Spirit e i ritmi ballabili di Terminal Clock, Spirit Exit risulta non solo un esperimento nuovo ma anche il disco più ostico di Caterina Barbieri, complice l’alto minutaggio. La scelta va comunque premiata perché la compositrice riesce a trasmettere in musica tutto ciò che ha vissuto e, soprattutto, conosciuto durante i mesi di lockdown.




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