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Inferno Bizzarro: il calderone eclettico di Similou

Vincenzo Marando è uno di quei musicisti che difficilmente sta fermo e che, soprattutto, raramente si fossilizza sulle solite sonorità. Noto principalmente per essere la chitarra dei Movie Star Junkies, fra i gruppi di spicco del garage rock italiano, si è poi cimentato nella psichedelia con il trio Heart of Snake e nel folk con il progetto Vernon Selavy.

Un curriculum che aiuta a capire maggiormente cosa c’è alle spalle della sua nuova, ibrida, forma, Similou, che debutta con l’album Inferno Bizzarro, in uscita il 28 aprile 2023 per Love Boat Records. Sin dal primo ascolto c’è un dato ben evidente: si tratta del disco più difficile e, per certi versi, sperimentale mai partorito da Marando, che agisce completamente da solo.

Infatti, i quattordici brani dell’album sono stati concepiti e registrati in casa, dando la possibilità al chitarrista di focalizzarsi su una lunga serie di influenze, attingendo sia al suo passato che a territori inesplorati: il fascino per il primitivismo americano, gli echi della library evocata dal titolo, una certa ammirazione, nel senso più lato possibile, per l’Americana à la Bill Callahan.

Lontano, però, dalla forma canzone, le tracce di Similou seguono questo percorso intricato ed effettivamente sin dall’opening Fango sembra di ritrovarsi davanti a un Robbie Basho declinato in chiave allucinogena, ma subito dopo i ritmi di Liquor cambiano le carte in tavola spostandosi proprio su coordinate di library occulta.

Ominicchio! è una sorta di psychobilly forsennato, mentre Fire/Flames mostra una vocalità da crooner immerso in una sala da bar fra fumo e whisky. Ritualità e misticismo permeano la coralità ossessiva di Naga in opposizione alle trame melodiche di Bolero.

C’è tanta carne al fuoco in Inferno Bizzarro, forse anche troppa, e la compattezza generale del disco ne risente. Fortunatamente, buona parte delle idee di Similou sopperisce a questa mancanza con la qualità, riscontrabile sia nelle scelte sonore sia nella capacità di destreggiarsi in un mondo musicale ampio, variegato, anche confusionario, ma sicuramente coraggioso.



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