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How Far Can You See? Uno sguardo oltre l’orizzonte

Dopo circa quindici anni di attività, bisogna prendere atto della difficoltà di etichettare la musica dei Satan Is My Brother. Crescendo post-rock, atmosfere ambient, tenebrose trame dark jazz, echi di psichedelia: nella loro musica c’è una quantità di influenze tale da rendere i loro dischi degli episodi unici e variegati.

Nonostante quest’ampio calderone sonoro possa sembrare confuso, la compattezza è sempre stato uno dei loro pregi maggiori, complice la volontà di concepire il disco come un insieme unico e creare un collegamento brano dopo brano. Non è esente da questo principio nemmeno How Far Can You See?, in uscita il 25 febbraio 2023 per Dissipatio Records, che risponde a due degli elementi prima elencati ancor prima di essere ascoltato.

Innanzitutto il titolo, che interroga l’ascoltatore e sottintende un allargamento di confini e orizzonti, proprio come la loro musica. E poi anche la struttura dell’album, che evidenzia quanto sia concepito come atto unico: infatti, i sei brani del disco sono numerati come dei capitoli e comprendono anche un Intro e un Intermezzo.

Basta anche un solo ascolto per capire che questa volta i Nostri sono entrati completamente nel mondo del dark ambient/dark jazz, concepiti adesso come cardini da cui partire, le basi su cui costruire la storia raccontata. Echi di Bohren & Der Club of Gore apparecchiano il noir catastrofico del capitolo 1, ma, rimanendo circoscritti al Bel Paese, non mancano anche oscuri ricordi à la Macelleria Mobile di Mezzanotte.

Attenzione, però, a non sottovalutare la componente elettronica, fondamentale nel creare il tappeto sonoro sul quale i fiati possono prendere la scena ed amalgamarsi. E a questo proposito vengono in aiuto i synth nebulosi e astratti di 2, che formano un’intensa foschia allontanata parzialmente solo dai ricami delicati del sax. Il momento migliore del lotto è però rappresentato dal caos infernale dell’atto 3, un’orgia dionisiaca di fiati sferzanti, synth esplosivi e una voce radiofonica che sembra voler declamare l’apocalisse.

How Far Can You See? è l’ennesima testimonianza del modo in cui i Satan Is My Brother concepiscono la musica: aperta, senza schemi e soprattutto creata solo quando c’è davvero qualcosa da dire, senza farsi prendere dalla smania di pubblicazioni annuali. Una bella conferma.



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