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Calima: un vento che arriva da lontano

Negli ultimi vent’anni Ramon Moro è stato una presenza fissa nel mondo dell’avanguardia italiana, complice una lunga serie di collaborazioni e pubblicazioni a suo nome, fra cui il celebrato dalla critica Offering (2020). Approcciarsi a musicisti di questo genere è sempre una sorpresa perché non si sa mai cos’hanno in serbo per il futuro ed infatti con il nuovo Calima, in uscita il 6 gennaio 2023 per Dio Drone, Moro riesce ancora una volta a rimescolare le carte in tavola e aggiungere novità.

Ci sono sempre tromba e flicorno, i suoi strumenti prediletti, ma c’è per la prima volta anche la voce, saturata e tutta in fry scream, una tecnica che consiste nella modificazione del pitch diaframmatico attraverso la gola. Una scelta estremamente legata al contesto in cui nasce il disco, ossia l’isola di Lanzarote, teatro di quella calima evocata nel titolo. Si tratta di un fenomeno atmosferico presente solo nelle Canarie: lo scirocco africano alza una nube di argilla, sabbia e polvere che contribuisce a rendere il clima offuscato e modificando inevitabilmente l’ambiente circostante.

Questi cambiamenti, osservati in prima persona, hanno inciso non solo sulle rocce dell’isola spagnola, ma anche sullo stesso Moro, che ha sentito la necessità di dar vita ad un progetto musicale che potesse esprimere le sensazioni provate durante quel soggiorno.

Un lavoro fortemente esistenziale che non può non aprirsi con la lunga Stratified Ritual, che sin dal primo minuto crea un’atmosfera rarefatta ed onirica: i suoni sembrano provenire da un luogo lontano e attirano intorno alla loro orbita una vocalità intensa e sofferta. Il rituale evocato prende definitivamente vita nella seconda parte, in cui ad emergere è un sound marziale ambientato in un’oscura landa desolata.

Private Hall continua sulla stessa scia e fa affiorare memorie dark ambient con i fiati a ricamare e tessere trame sotterranee per conferire una maggiore epicità ad un pezzo che nella seconda parte assume i contorni della litania.

Seguono una serie di brevi episodi, tra cui spicca sicuramente l’intermezzo industrial Fighting a Losing Battle, prima dell’atto finale rappresentato da Dim Funeral March: anche in questo caso il titolo giunge in aiuto, esplicando la funzione funerea e macabra assunta dai fiati durante l’intero pezzo.

Ramon Moro dà vita ad un disco fortemente personale e dai confini non tracciabili. Calima è avanguardia pura e c’è così tanta carne al fuoco che è facile perdersi. Pur con qualche passaggio evitabile, fortunatamente Moro riesce quasi sempre ad evitare questo pericolo e il risultato finale è un disco ostico ma interessante, in cui a dominare prepotentemente è il concept raccontato.



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