Seleziona una pagina

Plastic Eternity: i Mudhoney alla prova con il tempo

Quando un gruppo storico pubblica un nuovo disco, la motivazione è più o meno sempre la stessa, trattandosi spesso di uscite finalizzate solo per andare in tour e che poco e niente aggiungono alla discografia del gruppo.

Poi, però, quando il gruppo storico in questione si chiama Mudhoney il discorso cambia. Grunge prima del grunge, hanno aperto la pista a fine anni ’80 a tutta la stagione di chitarre che sarebbe arrivata nei ’90 e il fatto che Kurt Cobain li abbia sempre inseriti fra i suoi gruppi preferiti è sintomatico a riguardo.

Intendiamoci subito: la loro discografia degli ultimi dieci anni è effettivamente composta di dischi che ripropongono il sound storico dei primi album declinati in chiave più o meno “moderna”, ma la vera differenza da buona parte degli altri colleghi è che non si sono mai piegati alle logiche del mercato e quando esce un disco nuovo è perché hanno qualcosa da dire, per quanto possa suonare già sentito.

Non si discosta da questo canovaccio nemmeno il nuovo Plastic Eternity, in uscita il 7 aprile 2023 per Sub Pop, che quest’anno compie 35 anni di carriera così come lo storico Superfuzz Bigmuff (1988). E infatti, pronti via, la doppietta iniziale si fa trovare pronta sia nell’anthem alt rock di Souvenir of My Trip sia nel singolo Almost Everything, una sorta d’incontro fra riff fuzz e groove funkeggianti.

Nella denuncia alla società contemporanea c’è spazio per tutto e si passa dall’alt country di Cascades Crop alle incursioni nell’elettronica come dimostrano i synth allucinogeni di Flush The Fascists.

La seconda parte del disco attenua questi episodi e si catapulta nei territori classici di casa Mudhoney, che ci propongono una sfuriata violenta come Human Stock Capital, una ballatona dedicata al chitarrista dei Pere Ubu nell’omonima Tom Herman’s Hermits e un concentrato di psichedelia pura come One or Two.

Anche Plastic Eternity, come tanti dischi “fratelli”, non aggiunge effettivamente nulla alla discografia dei Mudhoney, ma ancora una volta è evidente la differenza da quelli: Mark Arm e soci hanno ancora delle buone ragioni per suonare e le motivazioni per giocare con le distorsioni sono ancora vivide.

Lunga vita ai Mudhoney.



Logo con lettering sfondo trasparente radioaktiv

Iscriviti alla nostra newsletter

Non perdere le nostre rubriche e tutti gli aggiornamenti sulle nuove uscite discografiche su base mensile.

Iscrizione riuscita!