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Giovanni Truppi torna in scena con Poesia e Civiltà allo SMAV, un live maturo e ricco di introspezione.

Era da un po’ che non mettevo piede in una sala concerti. Gli impegni, la vita in generale, a volte portano a prendere strade diverse, ci conducono lontano dalla via maestro, a volte anche lontano da ciò che più ci piace vivere, fare, sentire. Eppure quelle passioni non possono sopirsi del tutto, la musica, con il suo incessante respiro, non può eclissarsi totalmente. Così torna, e lo fa quando ce ne è più bisogno.

Ieri sera è tornata attraverso la voce di Giovanni Truppi, lo ha fatto allo SMAV, un luogo di cui in passato ho apprezzato l’impegno nel proporre musica diversa, coraggiosa, e che oggi posso apprezzare anche per il gigantesco passo in avanti dal punto di vista dell’organizzazione e dell’acustica. Mancavo da un po’ lì, eppure è stata una piacevole, gradita sorpresa.

Poesia e civiltà, il titolo del nuovo disco di Giovanni Truppi, tra i più brillanti ed illuminati cantautori italiani dell’attuale panorama musicale. Un artista che di certo non eccelle per doti vocali, ma che compensa con la propria penna, la ricchezza di argomentazione, la piacevolezza armonica e quell’entusiasmo, quella serietà, tipica di chi ha perfettamente coscienza di star portando avanti un lavoro di grande importanza: colpire al cuore attraverso le parole, emozionare, commuovere, ispirare.

Sono le 23:30, sale sul palco la figura magra, dal volto ingenuo ma segnato evidentemente da una sensibilità fuori dal comune. Giovanni Truppi non perde altro tempo, e le sue mani, veloci, armonizzano il primo brano della serata “L’unica oltre l’amore”. La serata ruota, come giusto che sia, intorno al nuovo disco con l’esecuzione in scaletta di tutto l’album. “Quando Ridi”, “Conoscersi in una situazione di difficoltà”, “Mia”, “Adamo”, ogni brano, uno dopo l’altro viene eseguito con un’intensità musicale ed emozionale di altissimo livello. Giovanni Truppi, nella sua versione live, svela la vera natura dei suoi brani che si dimostrano creati, realizzati, di proposito per essere ascoltati dal vivo. Migliori sono gli arrangiamenti rispetto alla versione su CD, migliore l’esecuzione, migliori le dinamiche, che trasformano la serata intera in un coinvolgente comizio musicale dove il fuoco interiore di ogni singolo spettatore si alimenta, per un motivo o per un altro, come se le canzoni fossero indirizzate direttamente a lui. Ad amplificare questa sensazione, ci mette la sua la buona acustica dello SMAV, il pubblico rispettoso, pronto all’ascolto, caldo, coinvolto, ma anche il carisma e la capacità da showman silente di Giovanni Truppi. L’inserimento, nei momenti salienti del live, di brani provenienti dai precedenti CD, icone rappresentative del suo lavoro, desta gli animi quando ce ne è più bisogno, quando le note sfumano e lasciano per qualche istante spazio ad un silenzio riflessivo sul filo di un rasoio.

In Poesia e civiltà, l’approccio musicale, per quanto riconoscibile, risulta differente, maturo, più ricco di arzigogoli, di riempimenti e seconde voci: una struttura che predilige la delicatezza cantautoriale ai ritmi pseudo-punk a cui siamo stati abituati con i lavori precedenti. Ma attenzione, tale intenzione non rende mai il live noioso o poco dinamico, anzi, se possibile amplifica i momenti in cui il ritmo cresce, portandolo al massimo della propria funzione emotiva. Non una voce eccelsa quella di Giovanni, che fa da contrasto alla cura armonica dei suoi brani, eppure si tratta di un tratto canoro particolare che pizzica chi adora gusti particolari. Allo stesso tempo, la capacità canora di Truppi permette di avvicinare l’ascoltatore, di non tenerlo a distanza e di coinvolgerlo pienamente nel live. Una voce vicina, che trapana il cervello, e fa cantare di rimando.

Sul disco in sé ci sarebbe tanto da dire ma non è questa la sede in cui farlo. Posso limitarmi a sottolineare soltanto due punti. Il primo, come per gli altri dischi anche questo parla quasi principalmente d’amore. Di un amore esperienziale, mai inventato ma ispirato dal proprio diretto vissuto. Di un amore quindi vero, sincero, che va messo all’interno delle canzoni, come una magia. Di un amore quindi mai banale, da ascoltare perché probabilmente nostro. In secondo luogo, in Poesia e civiltà c’è una maturità maggiore, differente, una consapevolezza e anche una certa sicurezza sia nelle parole, sia nelle intenzioni, che se prima si percepiva ora si fa presente.

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