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Teghnojoyg: il clubbing lisergico di Babe, Terror

Con l’etichetta outsider house viene indicato un sottogenere della musica house che utilizza un tipo di produzione grezzo e lo-fi, mischiando strumentazioni analogiche e digitali. Babe, Terror, alter ego di Claudio Szynkier, ha fornito un bell’esempio del genere in questione con Knights (2012), ma ha anche da sempre avuto un approccio piuttosto trasversale alla musica, riuscendo ad oltrepassare quell’etichetta e a trattare la musica elettronica nel modo più sperimentale possibile.

Così, con il nuovo Teghnojoyg, in uscita il 23 agosto 2023, si piazza oltre quei confini e dà vita al suo disco più ostico e stratificato. Sei pezzi (quasi tutti sfiorano o superano la decina di minuti) danno la possibilità a Babe, Terror di creare delle piccole suite in cui condensare buona parte delle sue influenze musicali.

Ne è un fulgido e lampante esempio il brano d’apertura, Congosymphag, una cavalcata lisergica in cui i synth si piazzano immediatamente in un universo parallelo di memoria kraut, ma la scuola berlinese è presto accompagnata da giri di contrabbasso jazz e improvvise incursioni nel mondo house; è quasi come se il Nostro improvvisasse dei DJ set dall’alta carica sperimentale, in cui può campionare praticamente di tutto.

Echi orchestrali provenienti da un’epoca lontana à la The Caretaker aprono Mesopothance, che fonde synth ancora una volta di memoria kosmische con beat e ritmi da clubbing, che esplodono definitivamente a metà brano.

Menzione necessaria anche per Nepturnal Amazoic, in cui la dimensione lo-fi risalta attraverso voci sotterranei che impazzano e danno forma con il passare dei minuti ad una ritualità sciamanica e primordiale.

Una durata forse eccessiva non aiuta i suoni ostici e complessi di Teghnojoyg, ma per quanto tutti i brani non siano pienamente riusciti a beneficiarne è la sensazione di coerenza e compattezza respirata nei viaggi sonori compiuti da Babe, Terror che per l’occasione decide lasciarsi andare completamente e dar vita ad un lavoro stratificato a tal punto da essere inaccessibile al primo ascolto. Ma sta proprio qui la chiave per entrare nel suo mondo sonoro: prendersi del tempo, focalizzarsi sulle sue traiettorie e lasciarsi trasportare.



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