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Unknown City: città immaginarie e suoni rarefatti

Il duo SabaSaba (Andrea Marini e Gabriele Maggiorotto) nasce nel 2016 come progetto sperimentale dai confini non catalogabili. Il debutto Metabasi (2018), infatti, non ha lasciato spazio a compromessi: rumori post-industrial, echi drone, incursioni nel free jazz, una fascinazione per l’elettronica in tutte le sue forme, comprese quelle più accessibili. Ritrovarli oggi con Unknown City, in uscita il 9 febbraio 2024 per Maple Death Records, è una sfida duplice: da una parte cercare un filo conduttore con il debutto, dall’altra continuare un processo evolutivo fra i più interessanti nella scena sperimentale italiana. Coadiuvati dalla viola di Ambra Chiara Michelangeli, il duo torinese si ispira al romanzo La Città e la Città di China Mieville per dar vita a nove brani che assolvono ai due compiti prima citati.

Infatti, se il filo conduttore con Metabasi è esplicitamente riscontrato a livello sonoro, allo stesso tempo sono altrettanto evidenti anche le innovazioni apportate. Basta una breve panoramica dei primi tre pezzi per rendersene conto: l’intro Collapse catapulta l’ascoltatore nei territori industriali tanto cari al duo, poi Desert Cathedral scivola nel dark ambient prima che False Speech decida di spostare improvvisamente l’attenzione verso sonorità kosmische di memoria berlinese.

Echi post-industrial permeano anche i momenti più accessibili, come Beszel, mentre la fascinazione per la techno, mai nascosta, emerge fra le pieghe di Wrists Free in feat. con Jerome. UI Qoma si piazza a metà fra progressive electronic e kraut, mentre in chiusura Catatonia lascia da parte ogni possibile melodia per dar vita ad un ibrido che strizza l’occhio addirittura all’IDM.

Unknown City è trasformazione, evoluzione ma anche fedeltà nei confronti di un sound impossibile da etichettare eppure riconoscibile e coerente. Il merito dei SabaSaba è quello di aver spinto sull’acceleratore solo quanto basta, centellinando e perfezionando quanto già di buono aveva fatto intravedere Metabasi. Il risultato, inevitabilmente, è un piccolo gioiello da non perdere.



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