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Il caso ordinato dei Robox

Un sound primordiale e incisivo all’insegna di un post-punk furioso caratterizzato da riff violenti e d’impatto, stiamo parlando della musica dei Robox, trio composto da Francesco “Cesco” Cescato al basso elettrico, Carlo Veneziano (One Dimensional Man, Orfaust, Julinko) alla chitarra elettrica e Franz Valente (Il Teatro Degli Orrori, Buñuel, Snare Drum Exorcism) alla batteria.

L’incontro dei tre musicisti ha dato come risultato l’omonimo disco pubblicato il 31 ottobre per Overdrive Records: nove folgoranti tracce strumentali nelle quali le taglienti chitarre innescano un’aggressiva sezione ritmica per una scarica di adrenalina degna di nota.

Robox suona implacabile già dalle prime note di Thot: non c’è spazio per momenti di calma, il trio parte subito con una ferocia lacerante con un giro di basso “cattivissimo” sorretto da una ritmica cruda che dà spazio alla chitarra di dare sfogo alla sua visione allucinante.

Il singolo Hard Pop verte su un continuo stop’n’go tra il basso corposo e l’aggressiva batteria, mentre la chitarra distorta si lascia andare talvolta ad una ricerca melodica. L’impeto finale è una coda rabbiosa guidata dalla batteria grind, dinamica e intensa, che fa della terza traccia un brano trascinante.

La successiva Sleeping Robox si avvicina al jazz-core granitico ed esasperante. Micidiali assalti ritmici e riff di un’efferatezza micidiale candidano la quarta traccia come uno dei momenti migliori dell’album. Affascinati dal math-core, i tre realizzano con Mix Jazz un brano spigoloso e carico di tensione. Una strumentale nevrotica caratterizzata da una sezione ritmica granitica guidata dal basso metallico e martellante, la chitarra rimane libera di muoversi sulla trama nervosa creando vorticosi saliscendi noise.

Ruvida e tirata, No Robox No Cop è una muraglia di suono travolgente, dall’attitudine punk, con un perfetto equilibrio tra la ritmica “animalesca” e il rumorismo della chitarra.

Robox suona come un caos ordinato, un album intrigante e violento con i tre musicisti che disegnano paesaggi sonici elettrizzanti. Un disco potente di cui sentivamo proprio il bisogno, soprattutto per l’uso massiccio delle chitarre, in questi ultimi anni in cui il rock e il post-punk stanno tornando prepotentemente alla ribalta.



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