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Six and Forty-Six: l’arte dell’ascolto

Dall’incontro tra il percussionista, compositore e improvvisatore Riccardo La Foresta e il co-fondatore di Subtext e metà degli Emptyset, il sound artist James Ginzburg, prende forma Six and Forty-Six, un album concepito inizialmente nel 2022 come un’istallazione sonora presentata a Palazzo Re Enzo a Bologna.

Composto da due brani, Six and Forty-Six esplora ed evoca gerarchie cognitive di frequenze, tempo e percezione, con i due artisti impegnati nell’evoluzione e nella ricerca timbrica dei propri strumenti autocostruiti utilizzati per la performance.

Da una parte La Foresta con il suo Drummophone, ossia una serie di tamburi suonati da aria compressa che producono complessi droni acustici che allontanano drasticamente lo strumento dal drumming tradizionale, dall’altra Ginzburg con uno strumento a corde personalizzato, un ibrido tra monocordo e cetra, attivato da una serie di solenoidi controllati attraverso il pc.

I due strumenti interagendo generano complesse risonanze, vibrazioni e armonie ancestrali che variano a seconda delle variazioni di pressione dell’aria nella sala dando vita ad un’architettura sonora vibrante che interagisce con lo spazio.

Nella prima traccia, Six, il Drummophone viene fatto vibrare per produrre scie ruvide e pervasive, mentre lo strumento a corde suonato in maniera cadenzata è utilizzato come elemento ritmico del brano. Dalla relazione tra i due strumenti prende forma un tappeto dal suono primordiale in cui si susseguono movimenti microtonali e impulsi ripetitivi.

La seconda composizione, Forty-Six, suona minacciosa e sinistra con le vibrazioni delle pelli dell’aerofono che conferiscono alla produzione dei droni un forte impatto fisico. Alle vibrazioni del Drummophone si affiancano quelle delle corde percosse che si traducono in un oscuro mantra abrasivo. L’irruenza ipnotica del suono si tramuta in una danza ancestrale testimonianza dell’interazione degli strumenti.

C’è da aggiungere che La Foresta e Ginzburg non erano presenti nella stanza durante la sessione di registrazione, ma erano ascoltatori in una sala di controllo, dissolvendo la dicotomia tra chi ascolta e chi è ascoltatore che suona.

Six and Forty-Six immortala il suono oscuro e denso, ammaliante e implacabile di una performance che mette in evidenza la vera essenza degli strumenti mettendo in discussione il ruolo di chi suona e chi ascolta.



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