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Chicken Shit Bingo: l’immortalità musicale di Peter Brotzmann

Il mai abbastanza celebrato Peter Brotzmann non ha bisogno di presentazioni, da gigante e padre del free jazz europeo qual è stato prima della sua morte nel giugno 2023. Ma la sua musica continua a renderlo immortale non solo grazie ai suoi dischi storici, ma anche con progetti pubblicati postumi; il musicista tedesco, infatti, nel corso della sua lunga carriera ha intrattenuto un numero non quantificabile di collaborazioni, tutte votate alla sperimentazione dei suoi due strumenti prediletti, sax e clarinetto. Chicken Shit Bingo, in uscita il 26 gennaio 2024 per Trost Records, nasce da una collaborazione fra Brotzmann e Paal Nilssen-Love risalente al 2015 quando entrambi decidono di voler sperimentare con degli strumenti da poco acquisiti, rispettivamente un clarinetto contralto e dei gong coreani. Le registrazioni si interruppero e Nilssen-Love ha ripreso il progetto, a quanto pare diviso in due uscite, solo dopo la morte di Brotzmann.

Quanto si sente nei 40 minuti dell’album è esattamente ciò che potreste immaginare dalle premesse: free jazz libero dagli schemi, ma, a differenza delle aspettative, decisamente poco aggressivo in favore di un approccio più calcolato. Una moderazione sonora dovuta proprio alla volontà di esplorare territori nuovi, focalizzando l’attenzione sugli strumenti “nuovi” senza trascurare i vecchi. E bastano i primi due pezzi, Butterfly Mushroom e Ant Eater Hornback Lizard, per osservare quanto appena scritto: le percussioni di Nilssen-Love non sovrastano mai Brotzmann che riesce, da maestro qual è, a dar vita a suoni mai scontati e banali. Oltre al clarinetto contralto c’è spazio per il sassofono basso, il clarinetto basso e il tarogato, strumento a fiato tipico della tradizione ungherese.

Ogni brano dà vita ad una comunione d’intenti che va oltre l’aspetto musicale, merito della sintonia dei due musicisti. Smuddy Water è, in questo senso, paradigmatica: Nilssen-Love dà ampio sfoggio delle sue capacità, ai gong e alle percussioni, così come Brotzmann mantiene costante la sua linea sonora, prima di un’esplosione a metà brano di natura puramente free jazz. South of No Return esplicita il lato meno aggressivo e travolgente accennato prima, in pieno contrasto con il frastuono del climax di Smuddy Water, mentre la lunga Five of Them Survived the Dream fa da manifesto dell’album.

Chicken Shit Bingo è un’ulteriore testimonianza dell’immensa eredità lasciata da Peter Brotzmann, coadiuvato da un attento e rispettoso lavoro di Paal Nilssen-Love. Non è sicuramente un album che aggiunge molto alla sterminata discografia del musicista tedesco, ma è un attestato di stima che sancisce per l’ennesima volta la sua immortalità nel mondo del free jazz.



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