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Noémi Büchi alle prese con passato, presente e un futuro che potrebbe non esserci

L’elettronica di Noémi Büchi è strettamente legata ad una dimensione corporea e visuale a tal punto da poterne percepire l’essenza anche solo leggendo alcuni dei titoli delle sue pubblicazioni: l’Ep Matière (2020), cui segue Matter (2022) e infine il nuovo Does It Still Matter, in uscita il 24 maggio 2024 per OUS.

Come si legge nell’interessante press release, questo passaggio semantico fra un titolo e l’altro ha conferito un’importante evoluzione anche a livello sonoro nel mondo della musicista svizzera. La dimensione fisica e, per l’appunto, materiale continua a persistere ma assume una connotazione più sfumata ed enigmatica, intrecciandosi con domande irrisolte a cui si cerca di trovare una risposta proprio in quest’ultimo lavoro.

Undici brani che ben riassumono il suo concetto d’avanguardia, percepita non come la creazione di qualcosa di nuovo quanto come una rivoluzione di ciò che in musica viene avvertito come ormai passato. Lontana da etichette e confini, la proposta di Does It Still Matter continua a seguire quella fusione fra elementi elettroacustici e incursioni progressive electronic, ma amplia ulteriormente il raggio del discorso.

Proponendo di capovolgere passato, presente e futuro in un mondo che di futuro sembra non averne, Büchi esprime questa visione nell’opening apocalittica We Are Only Matter, cui segue Infernal Stability che ben riassume i propositi appena elencati attraverso una totale ibridazione sonora: ad un’intro d’ispirazione classica segue un’allucinata commistione fra IDM, echi progressive e memorie space.

Se nelle atmosfere quasi bucoliche di Can We Be Completely Transparent? si percepisce una possibile via d’uscita, già con la successiva Window Display of the Year cambiano le carte in tavola, proponendo un pezzo che dalle campagne si trasferisce direttamente in un club.

La seconda parte del disco segue la falsariga della prima, ogni pezzo riserva una sorpresa e sembra proporre un tema. Quindi, se il binomio Sweet Paradox / What If It Doesn’t Matter? vive ancora la duplicità fra un approccio “classico” e uno decisamente più lontano da schemi, più avanti c’è spazio anche per Biocide, che sembra essere il perfetto manifesto (non solo musicale) del disco, e la chiusura di Sépulcrale, un finale aperto in cui sta all’ascoltatore trovare o meno la speranza.

Does It Still Matter è l’album più ambizioso di Noémi Büchi, che mette in mostra una quadratura ideologica e musicale invidiabile. Ostico e difficile da comprendere pienamente, l’album, che in alcuni momenti sembra essere anche “troppo”, riesce fortunatamente nella tutt’altro che scontata missione di non risultare un insieme di pezzi scollegati. La dimostrazione che anche in un presente caotico come quello in cui viviamo, c’è la possibilità di trovare un ordine.



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