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Finally We Are All Floating: il “free folk jazzbient” funziona

In un’epoca in cui generi e sottogeneri si moltiplicano a dismisura, quella di Nobuka, alter ego dell’olandese Michel van Collenburg, sembra quasi essere una provocazione. Infatti, ha definito il suo nuovo album, Finally We Are All Floating, in uscita il 12 aprile 2024, come “free-folk jazzbient”, che, decifrandone sigle e giochi di parole, è sostanzialmente una fusione fra jazz, ambient e folk d’avanguardia.

Al netto di definizioni fantasiose e generi inventati, ciò che resta è effettivamente una sorta di riassunto di ciò che propongono le otto tracce del disco, concepito inizialmente come un lavoro alla sola chitarra effettata di Nobuka e successivamente allargato sia nelle intenzioni che nella riuscita. Lontano dai giochi di sottrazione tipici del filone ambient/drone, il Nostro è riuscito a mantenere quell’atmosfera pura ed essenziale stratificando ulteriormente le sonorità, grazie all’intervento di Marcus Hamblett agli ottoni, cui seguono Rutger Zuydervelt alle macchine elettroniche e Thomas Jaspers alle percussioni.

Quello che quindi sembrava essere un progetto solitario si allarga fino a diventare una sorta di jazz band e sono proprio le linee di tromba e flicorno ad arricchire spesso la proposta: su tutti, Kitchen Sink Flowers racchiude quanto scritto finora, riuscendo ad abbracciare tanto le tenui trame di chitarra di Nobuka quanto le mai invadenti sezioni ritmiche, oltre ai già citati ottoni.

Nella press release il musicista olandese definisce l’album come una passeggiata solitaria in una città sconosciuta o un giro in macchina in autostrada di notte, ed effettivamente i richiami di un certo tipo di dark jazz/ambient permeano ogni istante dell’album, che però ha anche il grande merito di svincolarsi da tali cliché; un esempio può essere la lunga Try as You Might, che nella parte centrale sembra addirittura vivere di momenti bucolici e sereni, lontani dalla solitudine oppressiva e negativa.

Pur in bilico fra umori differenti, l’album riesce a mantenersi compatto fino alla fine, mostrando via via piccole innovazioni ma senza mai cambiare faccia: così in Bended Little può capitare addirittura di sentire echi da big band in salsa free jazz, mentre The Wood Framed Jackson Pollock Print at Your Friend’s House Is Speaking to Me è un’oscura e claustrofobica discesa nella drone music.

Finally We Are All Floating non accetta tagli o defezioni e va accettato così com’è, nei pregi e nei difetti. Al netto di qualche lungaggine, fortunatamente i primi sono più dei secondi e, dopo un sintomatico periodo di conoscenza con il materiale sonoro, entrare nella musica di Nobuka può essere una piacevole scoperta.



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