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Feld: Martin Kohlstedtallarga i suoi orizzonti

Avevamo lasciato Martin Kohlstedt con FLUR (2020), un lavoro estremamente introspettivo focalizzato sul piano, e lo ritroviamo in una veste completamente diversa in Feld, fuori il 31 marzo 2023 per Edition Kohlstedt.

Come suggerisce il titolo, che significa “campo” in italiano, l’orizzonte sonoro del musicista tedesco si allarga a dismisura, lasciando da parte la riflessione per dar sfogo ad una maggiore potenza, lasciandosi trasportare da un’energia a tratti inedita nella sua discografia.

Osservando la fruizione della musica degli ultimi cinque anni, ormai sempre più votata al concetto di playlist, Kohlstedt vuole al contrario ritornare alla dimensione del disco e presentarlo in tutte le sue sfaccettature.

Per riuscire in questo intento, il Nostro si affaccia verso territori inesplorati. Certo, c’è ancora il piano, strumento prediletto, a prendersi la scena, ma in una veste più offuscata e labile, in direzione ambient più che classica e accompagnato da field recordings, elementi acustici ed elettronici.

Così, in apertura, LUV suona come un’improvvisazione che parte dal minimalismo dei tocchi del piano per giungere ad un climax ascendente di synth nel ruolo di co-protagonisti. Un’eterogeneità stilistica che si percepisce sin dal secondo brano, DIN, un tripudio ritmico ed energico che riduce al minimo le trame del piano per focalizzarsi su una dimensione quasi interamente elettronica.

Se con ELZ abbiamo la percezione di un mondo sonoro in costante evoluzione, criptico nei suoi field recordings e poi illuminato da improvvise aperture di piano, la conferma di questa sensazione arriva definitivamente nella seconda parte del disco, quando i toni si fanno più gravi e la dimensione pianistica si focalizza sia su tocchi brevi ed intensi, come nella litania di NOR, sia quando si accompagna a ricordi IDM come nella convincente DIA.

Feld mette in mostra il lato più eclettico di Martin Kohlstedt, che crea un album atipico rispetto alle sue coordinate musicali, dimostrandosi ancora una volta un musicista curioso di esplorare. Il minutaggio affievolisce in parte le idee ma fortunatamente ciò non frammenta un disco estremamente coeso nella sua complessità, con qualche episodio che svetta nettamente sugli altri.



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