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rAmen: i Duocane non scendono a compromessi

Nella scena math/noise rock underground il nome Duocane, oltre ad inevitabili ironie, non è più una notizia. Il duo composto da Stefano Capiozzo (basso, chitarra e voce) e Giovanni Solazzo (batteria e percussioni) dopo una serie di Ep ha pubblicato due anni fa il debutto Teppisti in azione nella notte, in cui tutta la loro fascinazione per gli anni ’90 di stampo hardcore ha avuto modo di emergere in brani dritti e senza fronzoli.

A due anni di distanza rAmen, autoprodotto e in uscita il primo marzo 2024, prosegue quel discorso, risultando sin dal primo ascolto più compatto e organizzato. Se, infatti, il debutto aveva la necessità di raccogliere l’ampio materiale che i due avevano registrato a cavallo fra il 2019 e il 2021, questo nuovo album racchiude dieci brani che paiono essere legati da un filo conduttore che va oltre il discorso di “raccolta”. Ovviamente, lontani da concept astratti, ciò che unisce i dieci brani di rAmen è, oltre il consueto sarcasmo di titoli e testi, un totale rispetto per la violenza sonora, questa volta però presentata sotto una luce diversa, focalizzandosi sulla ricerca di un sound capace anche di alleggerire la tensione esplosiva del primo disco.

Inevitabilmente nell’abbondante mezzora di musica si respira tutto ciò che possiamo aspettarci da tali premesse: dall’anthem Poi si pensa, sorretto da un basso che più Steve Albini (scegliete voi quale suo progetto) non si può, alla breve e oscura La lunga giù per il camino che chiude il disco ci sono in mezzo la title-track, fra le cose più “pop” mai scritte dal duo, l’incursione nella forma-canzone di D.O.C., ma anche momenti di pura furia sonora come l’esibizione math di Rosiko! o la lunga cavalcata di Acinino.

Vale la pena di ripetersi, perché anche il nuovo rAmen rispecchia pienamente quanto già scritto ai tempi del debutto. Se musicalmente non c’è nulla di innovativo e rivoluzionario, è allo stesso tempo innegabile la capacità dei Duocane di arrivare sempre al punto, evitando strade laterali, come se comunicassero all’ascoltatore “siamo questi, prendere o lasciare.” Tra le due, tutta la vita la prima opzione.



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