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Scavando nella musica degli Astrïd

Appartenenti a quel filone di post-rock contaminato da musica da camera e ambient, gli Astrïd sono una delle realtà più importanti nella scena francese sin dalla fine degli anni ’90 quando hanno evoluto la propria proposta musicale passando da duo chitarra/batteria ad un quartetto con violino e clarinetto.

Ispirati tanto dalla musica classica quanto dai maestri del minimalismo, hanno fatto del post-rock un punto di partenza e non d’arrivo, guardando sia alla scena europea sia a quella d’oltreoceano. Always Digging The Same Hole, in uscita il 10 novembre 2023 per False Walls, è già programmatico dal titolo: il buco che il gruppo francese sta scavando è quello di un sound codificato da circa vent’anni, ma che riesce ancora a stupire e non scadere nella futile ripetizione.

Una consapevolezza, maturata dall’esperienza, espressa sin dal primo brano, Talking People, che sfiora i dieci minuti e mette in mostra tutte le caratteristiche dei nantesi. Un’apertura da camera, affidata a tocchi di piano costanti e ripetitivi, incursioni di clarinetto e percussioni che prendono lentamente forma, si trasforma costantemente, assumendo prima le coordinate di una jam improvvisata in studio, poi un crescendo in quello che sembra essere un caos controllato.

Echi ambient aprono Remembering Through Narrative, che a differenza del brano precedente resta costante e sostituisce la schizofrenia con una placida calma in cui il bagaglio classico dei musicisti emerge e fa da padrone. Ma è forse At The End che più di tutte riassume l’idea musicale dei francesi: su una base di chitarra acustica prendono vita man mano le diverse componenti, prima singolarmente e poi incastrandosi fra loro, con il violino a tracciare coordinate libere su cui il piano e l’harmonium entrano in punta di piedi prima di un elegante climax finale.

Always Digging The Same Hole è il manifesto sonoro degli Astrïd, ispirati come non li sentivamo da un po’. Coscienti e padroni del proprio sound, non si avventurano in territori ignoti presi dalla foga di cambiare, ma allargano e continuano un discorso incominciato ormai vent’anni fa con curiosità e coraggio. Chapeau.



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