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Pollution Opera: un’immersione nel caos

Se il progetto Pollution Opera non vi dice niente, al contrario i nomi Nadah el Shazly ed Elvin Brandhi non saranno nuovi per chi è abituato a certe sonorità. Sperimentatrici indissolubili, la loro proposta non conosce confini: abbiamo avuto modo di apprezzare la musicista egiziana con l’ottimo Ahwar (2018), un ibrido fra elettronica, folk d’avanguardia, art pop ed echi di musica araba, così come Elvin Brandhi, nei numerosi progetti a cui ha messo mano, è riuscita a toccare ogni ambito dell’elettronica, dalle forme più sperimentali al deconstructed club.

Alla luce di queste premesse non sarà una sorpresa ritrovare in Pollution Opera, in uscita il 24 aprile 2024 per Danse Noire, una fusione di tutte le influenze appena citate. Voce ed elettronica, le dieci tracce sono un’incursione spettrale e claustrofobica nei rumori della vocalità e delle grida del Cairo; ma se in quel caso lo smog e i fumi avvolgono la città, in questo caso è una coltre di synth ed impazzite schegge elettroacustiche ad accompagnare l’espressività vocale del duo..

Così, via via si respirano a pieni polmoni piccoli pezzi di allucinazioni: l’opening track Pollute Bold è paradossalmente uno dei momenti più moderati dell’album, che già dalla successiva Attention! si lascia trascinare in una spirale di caos privo di limiti.

Collage vocali, field recordings glitch e memorie industrial si avviluppano brano dopo brano e raggiungono risultati diversi; Tusker Light mette in luce la formazione classica di Nadah el Shazly e richiama i suoni arabi della sua produzione solista, mentre il singolo Cairo??? fa un po’ da manifesto del disco, racchiudendo un intro ambient cui segue un turbinio di voci e suoni gutturali su un tappeto glitch. C’è spazio, nel finale, anche per l’epic collage di Danse Le Flou e, addirittura, per le melodie del violino nella conclusiva Crisp Heart.

Il debutto del progetto Pollution Opera è estremo e privo di compromessi proprio come c’è da aspettarsi dalle due musiciste coinvolte. La sensazione è che in questo caso abbiano spinto ancora di più il piede sull’acceleratore, dando vita ad un album che del caos fa sia la sua forza che la sua principale debolezza, dato che in alcuni momenti frenare leggermente poteva essere una valida opzione. Ostico, leggermente contraddittorio, ma anche indiscutibilmente affascinante nella sua complessità, Pollution Opera è un viaggio interessante in un mondo sonoro privo di limiti.



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