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I Virginiana Miller abbracciano l’inglese

In un’epoca in cui si avverte un bisogno costante di sicurezza, i Virginiana Miller sembrano fregarsene e puntare sull’effetto sorpresa, che in questo caso costituisce anche un evento importantissimo per la loro carriera artistica: un album interamente in inglese.

The Unreal McCoy, in uscita il 29 marzo per Santeria, segna una svolta nella discografia del gruppo toscano, e avviene proprio, paradossalmente, in un periodo in cui la lingua italiana sta tornando a prendere piede nelle canzoni più popolari della penisola.

Un esperimento a tratti azzardato quindi, ma che potrebbe potenzialmente mettere in luce ancora una volta le ottime capacità della band, che ha creato in passato delle vere e proprie chicche della musica alternativa italiana, come il debutto Gelaterie Sconsacrate del 1997.

L’apertura è affidata alla trascinante title track, che è anche uno dei pezzi migliori del lotto, capace di far immergere immediatamente l’ascoltatore nell’album, che racconta l’America vista allo stesso tempo sia dall’interno che dall’esterno, uno spaccato creato dalle prospettive di protagonisti ai margini. Non mancano argomenti importanti per la società americana, come l’uso delle armi, tema portante di Lovesong, probabilmente la traccia più esplosiva del lavoro.

Toccante e sensibile Motorhomes of America, mentre l’anima post rock della successiva Christmas 1933 è raccontata da un personaggio ai tempi del proibizionismo. Non poteva mancare in un concept sull’America un richiamo al country, evidente in The End of Innocence, esperimento in realtà non pienamente riuscito, né una ballad tipicamente a stelle e strisce come Toast the Astertoid. Chiude Albuquerque, brano estremamente intenso ed evocativo, perfetto per lo scenario desertico raccontato.

The Unreal McCoy vive di alti e bassi, e in particolare appare quasi netta la distinzione dell’album in due parti, con la prima decisamente più ispirata della seconda, che presenta un evidente calo di ispirazione.

Nonostante la qualità sia altalenante, il lavoro rimane complessivamente piacevole e non mancano dei pezzi che possono rientrare tranquillamente tra i migliori mai scritti dal gruppo, anche in rapporto alla novità della lingua.

I Virginiana Miller hanno vissuto momenti migliori, ma anche in questo caso non hanno deluso i loro fan più affezionati.

Leggi l’intervista ai Virginiana Miller QUI




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