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NW, geografie avant rock con Trees of Mint

Siamo ormai giunti al terzo capitolo discografico per l’autodidatta delle sei corde Francesco Serra, cagliaritano di nascita ma residente da anni nella contaminante Bologna.

Sotto lo pseudonimo di Trees of Mint, il disco North West è stato pubblicato il 22 novembre per Trovarobato, frutto di una registrazione in presa diretta (a cura di Enrico Baraldi, Waiting Room Audio) realizzata nel dicembre del 2018 in un ampio capannone, senza modifiche post-produttive di sorta. Lasciando intatte le caratteristiche sonore e le impressioni acustiche dell’evento performativo.

North West è un esperimento di riproduzione delle alterazioni atmosferiche in chiave elettroacustica, con un set scarno composto da una chitarra, una manciata di effetti a pedale e una ridotta sezione ritmica. Riassume tre anni di suggestioni visive, idee ed esperienze acquisite dal chitarrista sardo. Il lavoro si divide in 5 tracce che dai primi minuti suonano come un postulato sulla spazialità strumentale inesplorata. Il sound, rispetto ai precedenti dischi, volge a posizioni introspettive più categoriche, pur mantenendo una comune pasta sonora fatta di sfaccettature plasmatiche e materiche, decostruzioni melodiche e “approcci cinetici” dello strumento.

Trees of Mint indaga sui limiti di quest’ultimo, rimandando a panoramiche spaziali e pellicole di immagini acustiche. La gestualità diventa parte integrante della performance sonora, sfociando in metallurgiche risonanze, tra tocchi impetuosi e silenzi metafisici. Come un susseguirsi sbrigliato di forze elementali reso attraverso riverberi locali appositamente ricercati. Dalla prima traccia, l’attitudine lo-fi prende forma attraverso suoni quantici, code noise ad interferenze elettroniche.

Il droning isolazionistico richiama dettagli avant rock, tra stridii e squarci di frequenze. E sembrerà di associare alle dilatazioni spaziali, gli effetti di frizione di un arco su uno strumento a corda. Le immagini evocano ambientazioni aspre ed aride, lacerate dalle estensioni armoniche fino a dissolversi nelle repentine pause, tra musicalità spettrali e malinconiche. Il disco si chiude nella psichedelia avvolgente di un loop, dove la fisicità si fonde con il tappeto sonoro, tra percussioni distese (di Alberto Balboni) e crudità effettistiche.

NW deve essere visto come un disco di indagine, di ricerca alternativa sugli aspetti più incontaminati dello strumento. Un manifesto sonoro che mostra la dimensione più esoterica della chitarra.




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