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Traum: oltrepassando i limiti temporali

Luca Ciffo (Fuzz Orchestra), Lorenzo Stecconi (Lento), Luca T. Mai (Zu) e Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra) si chiudono per un mese in un casolare e danno vita a Traum, in uscita il primo marzo 2024 per Subsound Records, debutto dell’omonimo gruppo. Queste premesse di condivisione di vita musicale e quotidiana si legano immediatamente alla semantica della parola stessa: se “traum” richiama esplicitamente “trauma”, concepito da un punto di vista psicofisico e legato ad un’esplorazione sensoriale della realtà presente e passata, in tedesco è traducibile come “sogno”, rafforzando ulteriormente il legame con un’indagine onirica capace di travalicare le epoche.

Non è un caso, infatti, che gli otto brani del gruppo abbiano titoli come Kali Yuga, Katabasis, Eterno Ritorno. Ma l’alterazione temporale non resta solo un concetto, perché anche musicalmente il quartetto riesce a restituire la dimensione onirica già citata attraverso un mix di stoner rock, heavy psych, echi space e incursioni kraut.

Proprio Kali Yuga, in apertura, disegna le coordinate essenziali: riff granitici fanno da base per schitarrate di memoria Hawkwind mentre prende forma un rituale che si piazza a metà fra ritmi semi-tribali e deliri space rock. Sta tutta qui la proposta dei Traum, ma ciò non significa che gli altri sette brani siano copie del primo. Già nella successiva Vimana emerge un approccio più stratificato e morbido, lontanamente (ma nemmeno troppo) prog, focalizzando la ricerca sull’attenzione melodica e su un crescendo che fa emergere ancora una volta un inevitabile occhio di riguardo verso la kosmische musik.

E ancora: Katabasis mantiene fede alla premessa del titolo e segna una discesa a tutti gli effetti in oscuri meandri elettronici, così come Infraterrestrial Dub non delude le aspettative e mette a segno un interessante ibrido fra dub e kraut.

Non manca qualche lungaggine di troppo, ma complessivamente il debutto dei Traum è un esperimento riuscito. Attingendo a generi ormai codificati ma sapientemente mixati, il quartetto riesce a farsi alchimista di sonorità non scontate, lasciando da parte il freno a mano e allargando il discorso a indagini extra-musicali.



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