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TOdays festival: troppo avanti per essere in Italia

Entrare da bambini in un megastore di giocattoli significava ritrovarsi nel paese dei balocchi con l’unica nota triste, quella di non poter portare tutto a casa e dover a forza di cose fare una scelta univoca.

Le giornate di un festival hanno lo stesso effetto: stupore e meraviglia ma senza la nota negativa della scelta; di una line up puoi ascoltare tutto, scoprire gruppi nuovi e sentirti per un paio di giorni parte di un’isola felice dove gli abitanti hanno in comune la voglia di ascoltare musica.

Il TOdays, tra le manifestazioni più importanti dell’estate torinese e non solo, ha ospitato grandi nomi della musica internazionale dando una lezione di ottima organizzazione e dimostrando cosa significhi veramente la parola “Festival”.

Sta proprio nella combinazione tra una line up internazionale che accontenta tutti i gusti e una grande professionalità nella realizzazione di un evento, il perno centrale necessario per la riuscita di un festival.

Ma veniamo al giorno 24 agosto 2019, secondo giorno del festival che ha visto in ordine esibirsi sul palco dello sPAZIO211 Adam Naas, One True Pairing, i Low e Hozier mentre i The Cinematic Orchestra e The Art of What? hanno suonato negli stabilimenti dell’ex fabbrica Incet. Sì, perché il TOdays è un festival itinerante con attività collaterali che ti permette di farti vivere Torino e le sue magnifiche strutture animandole con ottima musica.

Il cantautore francese Adam Naas è stato la sorpresa della giornata! Una voce calda, profonda e sensuale che ha imposto il suo soul-pop condito di amore al pubblico del TOdays. Su tutte colpiscono The Love col suo falsetto e No Love Without Risk e la capacità di Adam di trasmettere nei testi sentimenti intensi frutto delle sue esperienze personali.

Tocca poi a Tom Fleming (Wild Beasts) salire sul palco col suo nuovo progetto solista One True Pairing. La sua inimitabile voce baritonale è una “relazione sentimentale perfetta” (concedetemi il gioco di parole col nome del progetto) con le chitarre dissonanti e i synth aggressivi. Dal vivo Tom ha proposto i brani del suo omonimo primo LP, che uscirà il prossimo 20 settembre per Domino Recording Company.One True Pairing e I’m Not Afraid superano il banco di prova, un set che vive di contrasti tra gli arpeggi delicati ed essenziali, l’elettronica che spinge sui bassi, chitarre catchy per un live che spicca per la pulizia del suono.

Ai Low va il premio di mattatori della giornata: il loro è un live semplicemente perfetto che verte soprattutto sulle tracce dell’ultimo album Double Negative: Quorum, Dancing and BloodAlways Up ci catapultano in un universo cupo e nichilista. La sensazione è straniante tra tempi lenti, riverberi claustrofobici il rito è servito. Tra brani nuovi e storici dieci tracce per un’ora di concerto: un grido lacerante accompagna i visual che fungono da parte integrante del live, coprotagonisti di una performance che è un pugno allo stomaco. I paladini dello slowcore sono morbosi, ipnotici, sul palco mettono a nudo i propri spettri sfogando il tormento catartico con i suoni sintetici che vanno insieme al basso, alla chitarra e alla batteria a distruggere l’orizzonte.

Con Hozier si cambia totalmente registro. Dai toni cupi dei Low si passa al colorato indie-folk del musicista irlandese. Sedici brani per un live divertente e coinvolgente, con una formazione live che esegue perfettamente il suo compito. Una festa che attinge i brani dall’ultimo album, Wasteland, Baby!, incentrato sui diritti civili. Una voce potente, ritmiche possenti e momenti funky-soul per un live che trova i suoni momenti migliori nei brani voce e chitarra dove viene fuori la genuinità e la raffinatezza di Hozier. Non poteva mancare all’appello Take Me to Church, è con il singolo che l’ha portato al grande pubblico, dove Hozier grida il diritto all’amore che chiude il suo live.

Tocca invece ai The Cinematic Orchestra incantare l’ex Incet con la seconda tappa italiana del tour di To Belive. Un’attesa lunga dodici anni prima di pubblicare un nuovo album, ripagata con un live magnifico, etereo e incantevole. L’alchimia tra i musicisti e la voglia di divertirsi si nota subito,a Jason Swinscoe il compito di dirigere l’orchestra mentre Luke Flowers dietro le pelli ci delizia con ritmiche complesse e dal sapore jazz. Lessons e Wait for Now / Leave the Worldscorrono velocemente suonate alla perfezione, a To Build a Home aperta dalla chitarra e dalla voce di Grey Reverend il compito di emozionare. Un concerto da ascoltare in religioso silenzio.

La giornata si chiude con i The Art of What?, progetto figlio di JJ Jeczalik e Gary Langan degli Art of Noise. E con le loro sonorità cupe, Eighties, abili mescolatori di suoni campionati, dal vivo mischiano l’arte sonora all’arte del video in cui a essere mixati sono spezzoni di filmati e video musicali avanguardisti degli anni settanta e ottanta. La loro performance è il modo migliore per chiudere il secondo giorno del TOdays.

Leggi la recensione di To Belive dei The Cinematic Orchestra QUI
Leggi l’intervista a Gianluca Gozzi, direttore artistico del festival QUI 



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