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Orchards of a Futile Heaven: un incontro alle porte dell’Inferno

Una collaborazione fra il duo The Body e la producer Dis Fig è nella logica delle cose. Non perché musicalmente questo incontro sia scontato, anzi, ma proprio perché entrambi i progetti si sono circondati negli anni da collaborazioni e contaminazioni senza porsi mai paletti.

Diamo uno sguardo veloce alla pluriventennale carriera targata The Body: Lee Buford e Chip King hanno spaziato fra drone, sludge/doom metal, incursioni nell’elettronica di marchio industrial e hanno collaborato con praticamente chiunque, dai Thou nel gioiellino sludge di You, Whom I Have Always Hated (2015) al più recente featuring con i BIGBRAVE nello psichedelico Leaving None But Small Birds (2021), passando per le incursioni nell’avanguardia pura con i Full of Hell e la combo elettronica/metal dei lavori con gli Uniform. Dall’altra parte Dis Fig si è distinta negli ultimi anni come producer di spicco nella scena berlinese e non solo, riuscendo a coniugare accessibilità e sperimentazioni, come testimoniano prima il suo debutto Purge (2019) e poi la sua collaborazione con The Bug In Blue (2020).

Alla luce di quanto riassunto, il nuovo Orchards of a Futile Heaven, in uscita il 23 febbraio 2024 per Thrill Jockey, è la naturale evoluzione di due progetti che proprio non riescono a stare fermi. E meno male, perché il disco si pone come perfetta summa di due forze apparentemente lontane ma accomunate da un’oscurità claustrofobica senza precedenti; basta l’opening track Eternal Hours per essere trascinati in un vortice senza via d’uscita in cui deliri death industrial, violenza power noise e dissonanze disperate vengono controbilanciate dalla voce eterea di Dis Fig, prima dell’arrivo di grida lancinanti in loop.

Gli altri sei brani del disco seguono questa scia ma non appiattiscono mai l’ascolto, che continua ad essere dinamico e a introdurre elementi nuovi. Su tutti spiccano To Walk a Higher Path, in cui le basse frequenze pulsano a tal punto da risultare ancora più disturbanti delle voci in loop, ma anche il minimalismo corale di Dissent, Shame. E ancora: Holy Lance riassume alla perfezione la proposta sonora incastrando drone/sludge metal con inserti elettronici e field recordings mentre la voce di Dis Fig prende il sopravvento; in chiusura Back to the Water, una litania funerea perfetta per chiudere il cerchio.

Orchards of a Futile Heaven è esattamente il disco che vi aspettereste da una collaborazione fra The Body e Dis Fig, ma spesso, come in questo caso, non servono necessariamente sorprese per dar vita ad un buon lavoro. L’album, infatti, pur non avendo guizzi inaspettati, risulta compatto e coerente in una proposta tanto ostica quanto affascinante.



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