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Un esordio brillante per Daniele De Matteis, in arte Soul Island

Daniele De Matteis, salentino di nascita ma ormai stabile in quel di Londra, debutta con calma sulla scena musicale internazionale grazie a Shards, il suo primo album.

Usa un nome d’arte che ben si collega alla sua idea di fare musica, al suo sound e alle nove tracce che compongono Shards: Soul Island. Una ricerca della propria anima attraverso la musica, e suoni a metà strada tra l’elettronica e il post-punk, per scoprire, nota dopo nota che l’essere umano – come diceva John Donne – è un’isola.

Pubblicato per l’etichetta Loyal To Your Dreams, Shards, anticipato da due singoli e da diverse premiere nazionali e internazionali (Clash MusicDiscobelleMusicWeekThe405DLSO) gode della partecipazione al missaggio di Matilde Davoli, del mastering di Francesco Donadello e delle collaborazioni di Matilde Davoli e Andrea Rizzo.

Shards è un disco eccentrico che mescola sonorità leggere con dinamiche decise e ricche, dando vita ad una miscela di sensazioni ed emozioni che contemplano l’interezza dell’animo umano: nostalgia, rivalsa, malinconia, disillusione, felicità. Un disco che affonda radici profonde nel passato di Soul Island dando risalto a ricordi che hanno per soggetto le sottoculture anni 80-90, quelle di cui l’artista sente la mancanza e che, in un modo o nell’altro, attraverso le sonorità e il songwriting, ha inserito in Shards.

Soundscapes analogici, ritmi pop rivisitati, un pizzico d’ispirazione M+A, una voce calda, modificata quanto basta per risultare più attraente, uno sguardo al passato con gli occhi proiettati al futuro, Shards non è un disco-novità, ma un prodotto di presentazione qualitativamente valido.

Al di là dei contenuti tematici, che pur avvalendosi di una retorica stantia e già visitata in più lavori discografici usciti negli ultimi anni, non si piegano alla sterile lamentela, ma si dimostrano maturi per la capacità dell’artista di accettare serenamente il presente, Shards è un disco caratterizzato da armonie raffinate, strutture insolite ora delicate ora decise. Le dinamiche, orecchiabili e incalzanti, provengono da una matrice elettronica, contaminata di pop, composta da sequencing, loop, pattern; nonostante la prima impressione data da Loser Rev, prima traccia, i pad e i lunghi tappeti di synth tipici del post-rock, vengono lasciati invece al margine. Ne sono esempi, brani come Bleed e Need Vision.

L’ascoltatore ha l’impressione di muoversi in un bosco fitto, dove i suoni, lontani si ripetono come un eco continuo, dove le luci delle torce di uomini selvaggi appaiono e scompaiono a ritmo di cassa, dove, l’attesa per qualcosa di incerto, un’esplosione annunciata dai crescendo, sembra possa giungere in ogni istante, eppure non arriva, fino all’ultimo secondo. Questa è Neon Vision, questo è Ocean, questo è Perlin Time.

Soul Island è riuscito a creare in nove brani un ibrido che prende ispirazione da tutto lo scibile musicale del genere originario, ma che nonostante ciò risulta essere coerente e ben congeniato. Lontano dai suoi “parenti” italiani, come K-Conjong, Populous, Dardust, Iosonouncane; lontano dal post rock straniero dei Mogwai o degli Hammock; Shards è un pentolone in cui si possono assaporare tantissimi ingredienti, una mistura che non vorresti assaggiare ma che al primo sorso, non dispiace affatto.

Leggi l’intervista a Soul Island QUI




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