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Churning of the Ocean: un sequel d’avanguardia

Nel 2019 quattro amici musicisti davano vita ad un progetto a metà fra libera improvvisazione e dark jazz, passando per ambient, drone e rock sperimentale.

Sembrerebbe il classico gruppo d’avanguardia alla ricerca di sonorità nuove e cervellotiche, ma i protagonisti sono nomi tutt’altro che comuni: in primis la chitarra di Lee Ranaldo, storico membro dei Sonic Youth, che da anni porta avanti una ricca carriera da solista; il regista Jim Jarmusch, da sempre amante della musica, alle prese fra chitarre e synth; al basso Marc Urselli, produttore, fra i tanti, di John Zorn, Mike Patton e Laurie Anderson; ed infine Balazs Pandi alla batteria, già collaboratore di Merzbow e Keiji Haino.

Quello che poteva sembrare un progetto nato e morto con un solo album omonimo, trova invece un sequel in Churning of the Ocean, in uscita l’11 giugno 2021 per Trost Records. E sin dal primo ascolto i due dischi appaiono inevitabilmente collegati l’uno con l’altro, complice una perenne atmosfera soffusa ed oscura, che se da una parte richiama le tinte fosche del dark jazz, dall’altra permette ai quattro musicisti di esplorare territori nuovi.

Il lungo brano d’apertura, Infinite Rain, presenta in 17 minuti tutte le caratteristiche del quartetto: dilatazioni ambient, incursioni in sonorità space, percussioni onnipresenti e ripetitive, schitarrate improvvise e d’impatto. Tutti elementi in dialogo fra loro, intrecciati al fine di ricostruire un’atmosfera in grado di creare un sound preciso e riconoscibile.

Se in alcuni frangenti si sente il richiamo ad una costruzione musicale di stampo post-rock, nel brano successivo, Tectonic Mantle, è la carica sperimentale di un mantra senza confini a prendere la scena, evidenziata dalla sezione ritmica, prima riflessiva, poi febbrile e convulsa, perfetto accompagnamento ai droni.

Quivering Air esaspera i toni della suite precedente, rappresentando una sua rilettura in chiave decisamente più criptica. I musicisti giocano spesso di sottrazione e si focalizzano, soprattutto nella prima parte del brano, sui dettagli, allargando man mano il raggio d’azione, fino ad esplodere in una cavalcata sbilenca ed irregolare.

Churning of the Ocean eguaglia e in più momenti supera il primo album del 2019 della ditta Ranaldo, Jarmusch, Urselli e Pandi. I quattro hanno acquisito una maggior consapevolezza del loro lavoro di gruppo e ciò si evidenzia soprattutto quando il dialogo si fa più serrato e si ricompatta in un sound d’avanguardia mai fine a sé stesso.




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