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Corpus Mei: la poesia interpretata dal punk

Avevamo lasciato Penny Rimbaud, fondatore dei Crass, con Arthur Rimbaud in Verdun (2020), interessante esperimento fra poesia e jazz, e lo ritroviamo appena un anno dopo con un progetto simile ma ancora più arricchito. Questa volta, infatti, è un’altra icona del punk, Youth dei Killing Joke, ad accompagnarlo in un’avventura iniziata ben dieci anni prima, nel 2011, anno in cui è stato registrato Corpus Mei, in uscita il 19 novembre 2021 per One Little Independent.

Rimbaud ha lavorato su del materiale già esistente: ha prestato la voce a dei volumi di poesie in suo possesso e ha usato dei brani registrati da Youth come accompagnamento strumentale, dando un ruolo importante a dei pezzi che non avevano mai visto la luce.

In apertura è un classico immortale a prendere la scena, Somewhere Over the Rainbow, che per l’occasione si riveste di una teatralità nascosta, in cui gli archi creano traiettorie ariose d’ampio respiro. Il ruolo degli strumenti rimane costante all’interno del disco, progettati nella ricerca di melodie struggenti, in perfetto legame con le oscure tessiture tracciate dai synth, che in più di un episodio si piazzano su coordinate dark ambient/dungeon synth: è il caso di Mammon’s Minions, una marcia oscura interpretata con veemenza da Rimbaud, coadiuvato da Eve Libertine, storica voce dei Crass.

Il tono di Rimbaud è perennemente incostante e l’interpretazione delle poesie declamate è il punto forte del disco, come dimostra l’abbraccio noir di And If I Lust, ma non mancano momenti in cui la sola protagonista è la musica, o anche un solo strumento, come il sax di Louise Elliott in Incantation of Intimacy, probabilmente il pezzo più riuscito.

Corpus Mei è un album in cui si avverte tutto l’amore di Penny Rimbaud per la poesia ed è evidente quanto sia completamente a suo agio in questa nuova veste di cantore/musicista. La presenza di Youth aiuta a dar maggiore compattezza alla parte musicale e permette all’album di non risultare dispersivo, anche se non manca qualche lungaggine di troppo.




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