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Penny Rimbaud e Kate Shortt mettono in musica la catastrofe

Possiamo fare meglio

Come si potrebbe tradurre in musica una catastrofe? Quali suoni avremmo scelto? Quali strumenti? Beh, se cerchiamo una risposta a queste domande, possiamo trovarla nel nuovo album di Penny Rimbaud. 

Penny Rimbaud è stato il fondatore della anarco-punk band Crass che ha suonato fino a metà degli anni Ottanta. Negli anni 2000 in poi si è dedicato solamente alla scrittura, tornando sui palchi solamente nel 2001, soprattutto nell’ambito jazz. Oggi si ripropone al grande pubblico con il suo nuovo al lavoro in studio Kernschmelze III, Concerto for Improvised Cell. 

In uscita il 1° Aprile per la Caliban Records, nuova etichetta dedita ai suoni sperimentali, e in collaborazione con la One Little Independent Records, il disco Kernschmelze III è stato registrato in collaborazione con la violoncellista Kate Shortt che lo stesso Rimbaud ha definito una romantica da guardia. 

Nel disco viene risaltata tutta la capacità strumentale e sperimentale della musica elettronica, firmata Rimbaud che nel suo lavoro, il cui titolo si traduce come crollo, vuole, infatti, raccontare attraverso i suoi suoni tutti gli effetti catastrofici che sono seguiti alla pandemia da covid-19 e soprattutto in seguito a quella che è stata secondo lo stesso Rimbaud una politicizzazione punitiva.

Kernschmelze III è appunto un processo di rottura, una sorta di declino irreversibile il quale Rimbaud ha voluto descrivere. Questo esperimento drammatico ha un effetto disturbante quasi distopico. Potremmo definirlo il fondatore di una realtà parallela in cui, proprio come Orwell nel suo 1984, Rimbaud descrive attraverso le varie Section dalla 1 alla 8 gli effetti di questo evento assolutamente unico. 

Nonostante lo studio e l’accuratezza con il quale un autore come Rimbaud, appunto da ormai decenni sulla scena musicale internazionale, resta attitudine dei grandi quella di provare sempre a migliorarsi. E infatti quel possiamo fare di meglio che Rimbaud grida nell’ album precedente diventa quasi un leitmotiv della sua carriera vista proprio come una capacità contemplativa espressiva del mondo contemporaneo. 

Una denuncia, più che una dedica. Una consapevolezza dell’abisso piuttosto che un’esaltazione del progresso. Una filosofia particolare che cerca il suono imperfetto per raccontare la vite terribile della modernità.




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