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Gli O.R.k.: la meta-band dalle grandi aspettative.

Remagehead è il nuovo album degli O.R.k. pubblicato per l’etichetta Kscope, al suo interno una collaborazione stellare: Serj Tankian.

Il 22 febbraio son tornati gli O.R.k. un nome che al suo interno contiene alcuni dei più acclamati artisti della musica contemporanea. La band è infatti composta dalla voce del produttore italiano, oltre che premiato autore di colonne sonore, Lorenzo Esposito Fornasari a.k.a LEF (lead vocals), Pat Mastelotto dei King Crimson (batteria), Colin Edwin dei Porcupine Tree (basso), Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi (chitarre).

Gli stessi hanno unito nuovamente le loro forze creative per un nuovo studio album Remagehead, il primo per l’innovativa etichetta britannica Kscope.  Il missaggio è stato curato da Adrian Benavides e dal tre volte vincitore di un Grammy Marc Urselli (U2, Foo Fighters, Nick Cave), col mastering di Michael Fossenkemper, l’engineering di Benavides e Bill Munyon (King Crimson), nomi che lasciano intendere la qualità di una produzione di un quasi-concept album da grandi vedute.

La musicalità esplora il mondo tutto del Rock, con riferimenti al nu, ma anche con peculiarità polistrumentiste del Prog. L’album contiene una collaborazione stellare, mi riferisco alla portentosa voce del leader dei System of a Down: Serj Tankian, che come in una nenia sconvolge e riavvolge il nastro di Black Blooms.

L’album da 9 pezzi si apre con una scheggia rockeggiante: Kneel To Nothing, inginocchiarsi verso il nulla, un pezzo dal groove esplosivo e con linee che rimandano la mente ai Deftones, il bridge che ritorna più volte è di una incisività maledetta.

Niente male la distorsività eclettica di Signals Erased: protagonista indiscussa la chitarra, creatrice di arpeggi psichedelici nell’incipit e nell’intermezzo. L’impostazione vocale è maestosa, ora graffiata ora pulita, perfetta in tutte le vesti.

Immensa la traccia Some Other Rainbow Pt.1, composta da un solo di piano e voce, un pezzo emozionante e simbolico di soli 1.34 tagliata a metà, prima dell’approdo alla Seconda Parte, dalla ben più disincantata Strangled Words. Quando ritorna sul campo l’Altro Arcobaleno, si odono archi smussati da rullanti spazzolati, prima di un exploit vocale tranciato dal basso.

È difficile sintetizzare in poche parole un album di tal caratura, tra riff scuri, atmosfere magnetiche, la narrazione di smarrimento in un mondo post-moderno vien fuori con una dinamica di alti e bassi armonici.

Remagehead è un album perfetto, innovativo e che live sarà un’esperienza quasi-onirica, questo è assicurato.




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