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Il rituale di Neraterræ e Chaigidel

Pubblicato su Cyclic Law, Lamaŝtu vede Neraterræ e Chaigidel unire le forze per creare un’opera ritualistica profondamente evocativa. I due esponenti del dark ambient plasmano un sound alienante ottenuto amalgamando mantra neri, droni organici, canti tuvani e percussioni tribali al fine di indurre l’ascoltatore al raggiungimento di uno stato di trance per portare alla luce la radice del male.

Il titolo dell’album rende omaggio alla malefica dea mitologica dell’antica Mesopotamia, la più temuta tra le divinità demoniache femminili, figlia del dio del cielo Anu e amante di Pazuzu.

L’album si apre con l’afflato pesante di Da’at, un inquieto tappeto sonoro che fluttua a mezzaria cambiando costantemente forma. I droni lenti e cupi si gonfiano costantemente sovrapponendosi alle campane tibetane e agli strumenti a fiato scelti per penetrare il velo della comprensione umana e ascendere verso lo stato più puro e oscuro dell’essere. Rintocchi metallici e canti lancinanti si aggiungono nella prima traccia rendendola sempre più inquietante e abrasiva.

A’Arab Zaraq è il vero e proprio motore trainante di Lamaŝtu: emerge dalle profondità delle tenebre una voce sussurrata che s’incastra tra le sonorità fredde e metalliche del brano. Un concentrato di tintinnii, sottili glitch e rimbombi sinistri si nascondono nel cupo sottofondo della traccia, in superficie i tamburi e i canti tuvani scandiscono lo scorrere del rito che prende le distanze dal dark ambient più classico. Quasi dieci minuti durante i quali il lato più oscuro del duo si fonde con la matrice tribale della loro musica, il risultato è una composizione ipnotica che vira verso la ricerca della conoscenza.

Come le spire di un serpente che lentamente ti stritolano e ti soffocano, così Entrails of Souls si muove con calma lasciando l’ascoltatore in balia di una messa nera celebrata attraverso ondate di sintetizzatori, con l’uso dei tamburi e dei canti atti a creare un grande impatto atmosferico. Un brano carico di mistero che rimanda alla ricerca costante del suono primordiale.

Tra solennità e tinte apocalittiche, Satariel scorre fluida traghettandoci in un viaggio mistico ai confini della mente umana. La sesta traccia porta la teatralità rituale a profondità ancora più strazianti, riuscendo a catturare la vera “oscurità”, senza soccombere nei ricordi del passato.

Lamaŝtu è un ascolto affascinante, Neraterræ e Chaigidel sono riusciti a creare un’esperienza sonora intensa e viscerale con una raffica di potenti basse frequenze, percussioni e canti combinati per entrare nella testa dell’ascoltatore.



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