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Dalla brillante mente dei GoGo Penguin nasce Ocean In A Drop, un Ep su cinematografica, civilizzazione, filosofia e genialità

Vita folle. Vita tumultuosa. Vita che si disintegra. Vita squilibrata. Condizione che richiede un altro stile di vita. Questi sono, approssimativamente, i possibili significati del termine hopi “Koyaanisqatsi”, che potrebbe suonarvi familiare. Questa parola è anche il titolo di uno dei film di culto della documentaristica internazionale, Koyaanisqatsi, diretto da Godfrey Reggio.

Oltre ad essere uno straordinario viaggio fatto di immagini, che parte dallo splendore della natura per poi tuffarsi nella frenesia della vita moderna, il film resta memorabile anche per la colonna sonora, a firma di quel genio minimalista che è Philip Glass. La soundtrack uscì qualche tempo dopo il lancio del film e sebbene non vi sia una scena di Koyaanisqatsi che non sia dotata di accompagnamento musicale, il disco durava solo 46 minuti e conteneva una selezione dei pezzi più significativi.

L’opera di Glass è, a suo modo, un capolavoro nel capolavoro; dal funesto minimalismo della title track al tripudio semi-lirico di Vessels, dalle esplosioni orchestrali di Pruit Igoe alle ipnotiche liturgie di Prophecies, il Koyaanisqatsi di Philip Glass è un’opera memorabile e magistrale, oltre che un corso accelerato sugli elementi che rendono il compositore americano uno dei maestri del suo genere.

Quelli tra di voi che si sono fatti guidare fin qui dal titolo dell’articolo, a questo punto si staranno domandando: cos’ha a che fare tutto questo con i GoGo Penguin? Ebbene, si da il caso che nell’Ottobre del 2015, i GGP siano stati invitati dall’HOME (uno dei centri di arte contemporanea più prolifici di Inghilterra) a prendere parte ad un progetto cinematografico in cui vari artisti della scena di Manchester avrebbero dovuto (ri)comporre la colonna sonora di un film muto  a loro scelta, per poi esibirsi live in occasione delle rispettive proiezioni. Indovinate un po’: i Pinguini scelsero proprio Koyaanisqatsi, e (fortunatamente) gli venne dato il permesso di reinterpretare la soundtrack del film. Fu un successo strepitoso. Ispirati dall’enorme impatto visivo del documentario di Reggio, i GGP misero insieme una serie di tracce estremamente evocative, cariche di pathos

Da quelle ottime performance, i GoGo Penguin hanno distillato cinque tracce, confluite poi nell’Ep di cui parliamo oggi, Ocean in a drop. Appena 22 minuti di ispiratissimo nu jazz, che segue il solco lasciato da quei live cinematografici per creare qualcosa di esplosivo, coinvolgente e immaginifico. Per conservare quel senso di brillante impromptu, i GGP hanno registrato l’intero album dal vivo e in contemporanea nello studio di registrazione, senza sovraincisioni o registrazioni separate (come hanno sempre fatto, d’altronde). Etichettare i tre di Manchester è, come al solito, molto difficile; basti dire che questo EP farà felici i puristi del jazz, che avevano storto il naso di fronte alle innumerevoli sperimentazioni neo-classiche, math-rock ed elettroniche dei lavori precedenti.

I GoGo Penguin continuano a fare razza a parte, ma l’obiettivo di Ocean in a drop è piuttosto chiaro: abbandonati preconcetti e strutture rigide, è il momento di trarre dalla frenesia della civilizzazione il trasporto necessario, buttarsi nella corrente e lasciarsi trasportare nel mare di luci del mondo moderno, che è parte di noi tanto quanto noi siamo parte di esso. Non a caso, il titolo dell’EP strizza l’occhio ad una citazione del teologo e poeta mistico di origine persiana Jalâl ad-Dîn Rûmî: “Non sei una goccia nell’oceano. Sei l’intero oceano, in una sola goccia”.




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