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Engine of Hell: i ricordi di Emma Ruth Rundle

Reduce dalla collaborazione con i Thou nel post/atmospheric sludge metal di May Our Chambers Be Full (2020), avevamo lasciato la produzione solista di Emma Ruth Rundle con On Dark Horses, uscito tre anni fa. La musicista statunitense aveva pienamente convinto con un album che, partendo dal dream pop, esplorava i confini dello shoegaze, del post-rock e dello slowcore.

Ma basta guardare la sua carriera e le varie collaborazioni per rendersi conto dell’imprevedibilità della Rundle. Non sorprenderà, dunque, la pubblicazione di un album completamente diverso dal precedente, Engine of Hell, in uscita il 5 novembre 2021 per Sargent House.

Se On Dark Horses era un album complesso, stratificato ed esplosivo, pur nella sua costante intimità, il nuovo lavoro della statunitense colpisce sin dal primo ascolto per il gioco di sottrazione adoperato negli otto brani, ricchi di minimalismo e sonorità cadenzate.

Il pianoforte diventa il vero protagonista e c’è spazio solo per arrangiamenti essenziali, con la partecipazione di synth e chitarra acustica. Return, pezzo d’apertura, è un connubio perfetto fra il suono grave dello strumento e la voce angelica e, a tratti, sofferta della Rundle. Acustica e violini regalano la magia crepuscolare di Blooms of Oblivion, un inno soffuso e intensamente sentito, complice un’interpretazione vocale ricca di pathos.

La delicatezza senza tempo di Dancing Man è un’indagine fra i ricordi, ricchi anche di dolci memorie da portare a galla, come in questo caso il ballo con un caro amico. Chiude In My Afterlife, probabilmente il brano che più di tutti sfrutta la forza eclettica del pianoforte.

Engine of Hell è un album inedito all’interno della discografia di Emma Ruth Rundle, che stupisce ancora e probabilmente non smetterà mai di farlo. Non è necessariamente un bene, se vogliamo sindacare circa la direzione del suo percorso, ma non è assolutamente nemmeno un male: colpisce, anzi, la sincerità e, soprattutto, l’urgenza con cui la Rundle si mette in gioco album dopo album.




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