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Le contraddizioni e riflessioni sul nostro progresso tecnologico affrontate attraverso la musica

Dalle registrazioni ambientali effettuate presso la Svalbard Global Seed Vault in Norvegia, la banca di semi situata sull’isola di Spitsbergen, nasce Carbon, l’album di debutto di Koenraad Ecker e Frederik Meulyzer uscito il 14 novembre 2019 che come si può intuire dal titolo, affronta le molte contraddizioni e riflessioni sul nostro progresso tecnologico e le sue incongruenze soprattutto nei confronti del pianeta che ci ospita.

Il disco medita sulle molte domande e contraddizioni sollevate dal Seed Vault e dai suoi dintorni, un paesaggio che incarna e rende visibili i numerosi fenomeni complessi in quanto lo Svalbard Global Seed Vault è stato concepito per preservare copie di semi da varietà di colture chiave, garantendo la loro persistenza in caso di crisi su larga scala, ma il surriscaldamento di quella zona geografica sta causando lo scioglimento del permafrost creando di fatto una situazione d’emergenza.

Il progetto dei due artisti è iniziato nel 2017, quando Ecker & Meulyzer hanno realizzato la performance Frozen Songs, anche se precedentemente noti come Stray Dogs, hanno pubblicato opere come Wasteland, registrate in una chiesa sconsacrata ad Anversa e Kalkar, registrate nella torre di raffreddamento di una ex centrale elettrica in Germania.

Ecker è un professionista della musica elettroacustica, della registrazione sul campo, delle trasmissioni radiofoniche, delle esibizioni sul palcoscenico e del testo, insieme ad Andrea Taeggi, fa parte del duo affiliato Opal Tapes-Lumisokea, la sua produzione comprende album in studio, installazioni audiovisive, testi, spettacoli e sound design per film.

Meulyzer è invece un percussionista attivo in progetti tra cui la band jazz belga Hamster Axis of the One-Click Panther, la compagnia di musica e teatro contemporanea Post uit Hessdalen e la band sperimentale di psico-krautrock Slumberland; dai soffusi movimenti d’uscita sul grande spazio di Enclosure, inestimabile e quasi formicolante incipit, si apre l’album, verso Growth, secondo titolo di spirito libero e flautato, che muta ritmato poi fugato, ancestrale, l’ambivalenza del timore e del coraggio è molto ben descritta. È il momento del lontano e minaccioso battere di Commons, sontuoso e distorto manifesto tribale con le figure sonore in avvicinamento, ambigue, più i meccanismi rotatori ciclici e claustrofobici fino agli onomatopeismi sottomarini di Silent Spring che dolorosamente anticipano quel messaggio lontano e corale di aiuto, fino alla quanto mai necessaria idea di salvezza, propositiva confortante in Melting Refuge.

Chiude davvero il cerchio Carbon Cycles, gli stati e le trasformazioni parlano, il divenire muove il tempo del fare, o è pur vero il suo contrario..




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