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Davide Cedolin bardo di un ligurian primitivism tutto da scoprire

Avevamo già parlato della musica di Davide Cedolin, in particolare del suo Ligurian Pastoral (2023), oggi giunto al secondo capitolo Ligurian Pastoral Vol II, in uscita il 19 dicembre 2025 per Torto Editions.

In quell’occasione ad emergere era una poetica bucolica estremamente coerente con la proposta musicale di Cedolin. Ai paesaggi di campagna liguri, descritti e immersi in un universo tanto ideale quanto estremamente terreno, ancorato alla realtà vissuta quotidianamente dal musicista, corrispondeva un sound essenziale, scarno, totalmente dominato dalla chitarra acustica. Un menestrello che, trovato il suo locus amoenus, non ha più bisogno di girare di corte in corte, ma di descrivere tutto ciò che lo circonda.

Questo secondo capitolo riprende inevitabilmente quel discorso, tanto nella costante registrazione del suo mondo tramite field recordings, quanto in un approccio che resta essenziale per quanto la strumentazione sia più vasta. Cedolin abbraccia amici e collaboratori, pur restando l’artefice di un disco che continua a raccontare il suo universo e la sua natura; in un certo senso, li fa entrare in casa, proprio perché la natura è tutt’altro che isolamento.

La sua chitarra continua a emergere in primo piano in quello che ormai si potrebbe definire una sorta di ligurian primitivism, ma il dialogo stavolta diventa più ampio e scopre della possibilità inedite nella sua musica. Prendiamo la traccia d’apertura, Tawny ground the light at dusk burns, che riassume il canovaccio su cui si muove l’intero disco: apre con dei field recordings immergendo immediatamente l’ascoltatore nell’atmosfera pastorale, poi ricama con la chitarra l’intero discorso strumentale; subentrano in punta di piedi piano e contrabbasso (entrambi suonati da Tommaso Rolando), che saranno protagonisti della prima parte dell’album, per quanto difficilmente nel corso dell’ascolto si percepisca una divisione netta fra i brani.

L’impressione, infatti, è quello di un unico flusso sonoro arricchito innanzitutto dalla natura con delle improvvise novità ad affacciarsi nel corso dei minuti: banjo e sintetizzatori che sbucano qua e là, la chitarra acustica a nove corde di Riccardo Komesar a tessere trame inedite in Punta Martin, il violoncello di Kaily Schenker che permea prima l’eleganza vulcanica di Amodai Roots pt. II e poi la sorprendente Forest is for rest.

Ligurian Pastoral Vol. II è il diario di un musicista che a compromessi non scende, nel senso più puro e nobile possibile. Davide Cedolin diventa il bardo di una terra remota, ricca di sfaccettature proprio come lo è la sua musica. Il connubio, inevitabilmente, funziona.



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