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Costanza Francavilla: la maestra dei synth

Costanza Francavilla, romana di nascita, cittadina del mondo di adozione, è una musicista e una produttrice che ha prestato la voce e collaborato a lungo con Tricky. Nel 2008 ha esordito con l’album Sonic Diary. Da allora son passati tanti anni e Costanza ne ha fatte di cose, basti pensare che il suo nome è tra i crediti delle colonne sonore di serie televisive come CSI e l’italiano BABY. Il 29 novembre 2019 ha pubblicato sulla sua nuova label Silent Frequencies e su Zerokilled Music quattro produzioni legate a sonorizzazioni per film. L’abbiamo intervistata per conoscere meglio il suo mondo musicale.

Come è cambiata la tua vita e come è cambiata la musica dal tuo esordio ad oggi.

Penso che la mia vita sia sempre stata legata alla musica. Tutti i momenti importanti, migrazioni e mutamenti, crescite personali e incontri d’amore sono stati tutti un successione di eventi legati al mio percorso musicale.
Ora sono una mamma, conduco una vita familiare e professionale tranquilla in campagna tra animali, natura, bambini. Di certo la mia musica è diventata sempre più sognante avvicinandosi a sonorità ambient “dilatate”, eteree, ma questo aspetto dreamy / trippy l’ho sempre avuto fin da quando collaboravo con Tricky.
Nonostante il mio percorso musicale sia iniziato studiando chitarra classica al conservatorio, da ragazzina ero più rock’n’roll, avevo voglia di urlare, spaccare le corde della chitarra elettrica, suonare la batteria con le bacchette al contrario, sentirmi i Fugazi e gli Shellac a tutto volume.
Adesso penso che per cambiare le cose e per esprimermi non ho bisogno di urlare, posso anche sussurrare e contemplare, ma l’anima rock DIY mi e’ sempre comunque rimasta.

Sei italiana, hai vissuto a Brooklyn e ora risiedi a Ibiza. Quali sono le differenze culturali in ambito musicale e quali sono i punti in questi tre diversi contesti.

Italia America e Ibiza rispecchiano 3 momenti diversi della mia vita.
Due cerchi, due mondi che si intersecano. Da un lato Roma, la mia famiglia, la cultura che mi ha formato, la tradizione, la conformità. Dove la sperimentazione rimane nella subcultura, dove la forma canzone ha
la priorità. Dove la musica è considerata spesso (purtroppo) un hobby e non un lavoro. Un luogo del cuore che però mi è sempre stato un po’ stretto.
Dall’altra NYC, gli input dell’eccesso, la libertà di sentirsi diversi, dove la sperimentazione è insita nella musica popolare, dove essere musicista è considerato una professione di tutto rispetto, ma con una cultura spesso distante dai miei valori. Un luogo che mi insegnato e dato molto che però non mi appartiene più.
Dall’intersezione di questi due mondi c’è Ibiza. Culla della cultura elettronica dei club ma anche di molto altro, di natura, di silenzi. Un luogo dove si incontra il mondo e dove la musica si respira nell’aria, ma anche dove riconosco i profumi del Mediterraneo, della mia terra natia.
Un luogo dove finalmente mi sento a casa. Sia musicalmente che spiritualmente.

Il 29 novembre ti ha vista protagonista della pubblicazione di 4 release. Due colonne sonore e due lavori ambient, come fai ad essere così prolifica, come nascono i tuoi lavori e la passione per le colonne sonore.

Queste releases sono il frutto di lavori che ho fatto negli ultimi anni e comunque sono tutte e quattro legate a sonorizzazioni per film: Free Men è un documentario contro la pena di morte; Friedkin Uncut un film sul regista culto del Esorcista; Children of The Universe un docu-film su un’ astrofisica della NASA che guida dei bambini a scoprire i misteri dell’Universo; Encoded Dremears è un Ep che racchiude alcuni brani che ho scritto per Owen Harris, regista di Black Mirror, che nel 2018 è stato a studio da me a Ibiza per fare il montaggio degli episodi della nuova serie ed era interessato ad avermi come score composer.        Ho deciso di pubblicare le releases tutte insieme contemporaneamente perché ho sentito l’esigenza di rendere i brani fruibili a tutti. Mi sento più leggera adesso. Sono pronta per affrontare nuovi progetti. La mia musica è stata sempre comunque legata alle immagini. Non solo per la mia passione per il cinema ereditata da mio padre fin da bambina, ma
perché ho sempre avuto un approccio visivo, evocativo alla composizione. Ma tutto è iniziato quando ho lavorato con Tricky a Los Angeles, inizi 2000, alcuni brani che abbiamo composto insieme sono finiti a far parte delle soundtrack di alcune serie televisive come CSI , The OC e vari film.
Così entrai in contatto con alcuni Music Supervisors di Hollywood che mi chiesero di mandargli dei miei brani. E da li è nata una connection con il mondo delle soundtrack, soprattuto nella Trailer Music. L’anno scorso ho scritto le musiche per i trailer del nuovo Blade Runner 2049 per esempio. Ma il mondo che mi appartiene di più è quello delle
musiche per i documentari.
Il mio lavoro come compositrice di colonne sonore e di musica ambient si interseca, viaggia in parallelo. Le mie composizioni sono molto simili, nel senso che ho una visione sonora molto distinguibile. Di solito se un regista mi chiama per fare un film è perché ricerca quel tipo di suono, dreamy onirico, sospeso, con i suo lati dark o cupi volendo. Ma ho un stile abbastanza definito. Sia che sia eseguito con un hang che con un synth modulare il mio approccio è lo stesso.
Poche note. Pochi accordi. Pochi Layers. L’emotività la cerco nella modulazione e nella scultura del suono. Non sono importanti le note per me. Ma il silenzio che le circonda. La tensione emotiva.
E tutto ciò mi avvicina alla cinematografia.

Ascoltando Children of the Universe ed Encoded Dreamers la tua musica si spinge verso iI confine della sound meditation. Come ti sei avvicinata alla sound meditation, il tuo scopo è quello di riuscire a prenderti cura dell’ascoltatore attraverso suoni e vibrazioni?

Da tanti anni ormai sono vicina al mondo della meditazione e dello yoga. E il trasferirmi a Ibiza in campagna a contatto con la natura, tra l’odore degli alberi e quello del mare mi ha avvicinata sempre di più a un approccio spirituale della musica.
Ho sempre creduto nell’esperienza trascendentale del suono, e al come le frequenze possano avere un impatto benefico sugli stati di coscienza.
Qui sull’isola sono entrata in contattato con artisti che si occupano di sound-meditation con Chrystal bowls, gongs e Tibetan bowl e ho iniziato a frequentare sessioni di sound-therapy . E piano piano a studiare tecniche di vibro-acustica con i Beat Binaurali e trovare un legame tra la sound mediation e la musica elettronica. Mi affascina molto approfondire questa ricerca, questo legame tra scienza, medicina, musica e antropologia. Sono solo all’inizio di questo mio percorso e emozionata di imparare di più ogni giorno .
Einstein diceva: “Future medicine will be the medicine of frequencies”.

Hai collaborato con Tricky, Marco Messina e più recentemente con Niccolò Fabi solo per citarne alcuni. Come sono nate queste tre collaborazioni e cosa ti hanno lasciato/insegnato sotto il profilo musicale.

Tricky è stato un incontro casuale che mi ha cambiato la vita, ho lasciato un mio demo al suo batterista dopo un concerto a Roma e Tricky mi ha chiamato il giorno dopo. Who’s the singer. Come with me… e cosi sono partita. È stato tutto molto naturale, bello, una grande avventura, mi ha insegnato a lasciarmi andare, a rendere tutto il processo creativo un viaggio istintivo, off beat, off grid. Mi ha dato la forza di credere nella mia musica.. che potevo veramente intraprendere
questa strada nella vita.
Marco è un “fratello”, ci vogliamo bene, veramente. Ci siamo conosciuti per caso su Myspace a meta anni 2000 e abbiamo subito iniziato a collaborare, è venuto spesso a NYC nel mio studio, siamo stati in tour insieme, viaggi sonori in Africa. Abbiamo condiviso molto e siamo molto simili musicalmente. Lui è la parte viscerale, io la parte eterea. Il suo entusiasmo e il suo talento mi hanno sempre inspirata. Marco non è solo la colonna portante dei 99 Posse ma è anche un compositore di colonne sonore pazzesco (basti pensare alla sua colonna sonora Martine Eden, presentato a Venezia). Con lui devo dire che ho scoperto un ulteriore nesso con le colonne sonore, e come la musica ambient e sperimentale potesse entrar in questo mondo, senza dover
necessariamente comporre con le grandi orchestre. Abbiamo aperti vari progetti insieme e non vedo l’ora di rientrare a studio con lui!
Niccolo è invece molto lontano musicalmente da me. Ma è un artista che rispetto molto. Ci consociamo da una vita e quando mi ha chiamato per chiedermi se volevo “sperimentare’’ sul suo nuovo album non ho esitato un attimo. È venuto qui a Ibiza da me a studio ed è stato un bell’incontro. il comporre e produrre alcuni brani nel suo nuovo album Tradizione e Tradimento (Amori Con Le Ali, Nel Blu, A
prescindere da me) mi ha fatto avvicinare per la prima volta alla canzone italiana.

Possiamo considerarti in Italia l’equivalente della Susanne Ciani nel mondo. Come nasce la passione per i modulari, qual è il tuo set up attuale e cosa consiglia a chi si sta per approcciare al mondo dei sintetizzatori modulari.

Susanne Ciani! Mamma mia! Sono lusingata che fai questo paragone. Non penso proprio di poter essere paragonata a lei. Susanne ha veramente fatto storia della musica, io sono piccola piccola in confronto a lei!
Ho sempre avuto una grande passione per i sintetizzatori, sono laureata in Architettura in Fisica Acustica e l’aspetto tecnologico della musica, gli oscillatori. le frequenze, le modulazioni del suono mi hanno sempre affascinato. Ho iniziato a fare musica elettronica con una vecchia tastiera Casio e una batteria elettronica Roland 626 prestata da un amico e da li un crescendo di “intrippamento” di manopole knobs, patch cables e lucine intermittenti.
Il mio primo “vero” synth e’ stato un minimoog Model D.. il suono analogico e vintage l’ho sempre preferito al digitale o al MIDI. Al mondo dei modulari Eurorack in realtà mi sono avvicinata da poco.. direi un 2/3 anni ma il modulare è veramente un approccio alla composizione a se, un mondo che mi si addice molto, sperimentale e quasi metafisico.. non potrai mai riprodurre lo stesso suono in un modulare, è tutto un viaggio del momento.
Come consiglio posso dire di andare su modulargrid.net per costruirsi un modular system virtuale e sui gruppi Facebook, si possono avere tante informazioni sui moduli, c’è una comunità del modulare dell’ usato fantastica, ci si scambiano tanti consigli, idee, io ho iniziato cosi (e anche con consigli dello stesso Marco Messina) e senza l’aiuto degli altri “modulartisi” sarebbe stato un percorso molto più complicato. Sono molto grata di far parte di questa comunità.

Come riesci a far convivere i synth modulari e gli strumenti vibro acustici per ottenere il tuo sound etereo e sognante?

In realtà sono due strumentazioni molto simili per me. Uso i modulari in maniera molto minimale, ripetizioni di arpeggi, patterns, droni, toni sostenuti. Gli strumenti vibroacustici, sopratutto l’HandPan hanno anche questa caratteristica di ripetizione ritmica del suono e non per niente vengono usati nella meditazione. il suono ripetuto ritmicamente
infatti ha il potere di rallentare le onde cerebrali portando la mente in uno stato di quiete.
Quando suono i modulari o l’hang e’ come se recitassi un Mantra. Per me non è solo una forma espressiva. Ma una necessità per avvicinarmi a stati di contemplazione.

Sei laureata in architettura con una tesi sulla fisica acustica, hai una etichetta personale. Cosa ti aspetti dal futuro e cosa vorresti ancora realizzare?

Mi piace pensare di poter crescere come individuo ogni giorno di più, e che la mia musica e le mie azioni quotidiane possano contribuire nella collettività a rendere il mondo un luogo migliore più sostenibile e più pacifico.

Leggi la recensione dell’album Children Of The Universe QUI

Leggi la recensione dell’album Encoded Dreamers QUI

Leggi la recensione dell’album Free Men QUI

Leggi la recensione dell’album Friedkin Uncut QUI



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