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Motel Chronicles: la desolazione americana di Shepard raccontata da Clementi e Nuccini

Oltre ad essere una trilogia a metà fra parole e musica, i dischi della ditta Emidio Clementi / Corrado Nuccini raccontano l’evoluzione sonora di due artisti che, lontani dalle band d’appartenenza, non si limitano a semplici divertissement ma ampliano lo sguardo di quanto già si sente nei Massimo Volume e Giardini di Mirò.

Infatti, alla base di Notturno Americano (2015) e Quattro Quartetti (2017), c’è proprio quello spoken word declinato in chiave post-rock elettronico che racconta tanto della loro storia musicale, ma c’è anche la volontà di porre l’accento sulla scrittura, che Clementi omaggia riprendendo opere di maestri della letteratura.

Così, dopo la trasposizione sonora del viaggio americano di Emanuel Carnevali e gli immortali versi di T.S. Eliot, al centro c’è ancora l’America, presentata nella sua veste più tetra ed inquietante nei paesaggi descritti da Sam Shepard in Motel Chronicles, da cui deriva l’omonimo album in uscita il 14 aprile 2023 per 42 Records.

Se la natura lirica di Quattro Quartetti faceva perdere un po’ della coerenza narrativa riscontrata in Notturno Americano, adesso con il terzo capitolo l’ascoltatore è completamente immerso in una dimensione ancora inedita, con i frammenti di Shepard che ben si prestano alla traduzione di Clementi e alla forma canzone, intesa nell’accezione più ampia possibile.

Ed infatti anche i dodici brani del disco restituiscono tanto di questa frammentarietà, coadiuvati da una lunga serie di musicisti e collaboratori. Non ci sono più i brani lunghi di Quattro Quartetti ma delle spore in evoluzione offuscate da un’atmosfera noir uscita direttamente da un quadro di Hopper; ecco, dunque, che già in apertura abbiamo un brano paradigmatico come A Rapid City, presentatosi come una conversazione radiofonica evoluta in uno spoken word con Clementi “doppiato” dalla voce di Francesca Bono, mentre il tessuto sonoro si articola fra oscuri paesaggi ed improvvise aperture ariose.

Un’impostazione orchestrale abbastanza inedita riscontrabile nell’intero disco, che si articola sia nel suo insieme sia nella forza del singolo episodio, concepibile come brano a sé.  L’incursione nel dark jazz di Sistemava la gabbia dei canarini ne è un fulgido esempio, con un testo che parrebbe quasi scritto proprio per essere musicato, ma non è da meno anche il finale dai toni epici, a metà fra classica e ricordi trip hop à la Bowery Electric, di Ero sprofondato in mezzo a cento ettari di pascolo.

Meno compatto di Notturno Americano e forse meno avvolgente di Quattro Quartetti, Motel Chronicles è però sicuramente il disco più riuscito da un punto di strettamente musicale di Emidio Clementi e Corrado Nuccini, che attorno alla materia narrativa di Shepard riescono a costruire un mondo estremamente personale e assolutamente non derivativo rispetto all’opera narrata.



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