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Arkhon: il mondo politico e filosofico di Zola Jesus

Il mondo darkwave/art pop di Zola Jesus è ormai ben codificato da oltre un decennio, facendola rientrare di diritto fra le principali musiciste capaci tanto di strizzare l’occhio ad atmosfere gotiche ed oscure quanto di superare il concetto di genere musicale, dando vita ad un sound riconoscibile seppur in continua evoluzione.

Un progetto in cui al centro c’è sempre stata anche la forte personalità della stessa musicista, un connubio fra vita e musica indissolubile; ed è per questo che quasi sorprende il fatto che per il suo nuovo album, Arkhon, in uscita il 24 giugno 2022 per Sacred Bones, si sia circondata di collaboratori come il produttore Randall Dunn ed il batterista Matt Chamberlain.

Ma è ancora la forte identità di Zola Jesus a prevalere e il misticismo filosofico che permeava i suoi dischi precedenti è ancora presente come si evince dallo stesso titolo del disco: infatti, “arkhon” non è solo il termine greco per indicare la parola “sovrano”, ma gli Arkons nello gnosticismo sono un’idea di potere negativo, esercitato attraverso un dio imperfetto capace di corrompere l’umanità.

Se il riferimento all’attuale clima politico è evidente ed anche confermato dalla stessa musicista, è allo stesso tempo chiaro, sin dal primo brano, il singolo Lost, quanto le coordinate stilistiche siano virate verso sonorità più particolari. Nel pezzo appena citato è infatti il mondo orientale a farsi spazio attraverso una sequenza costante di ritmi convulsi e persistenti cori sotterranei, mentre nel successivo The Fall è un gioco a due tra le note gravi del piano ed esplosioni pop improvvise a prendere la scena.

Un connubio tra delicatezza ed incisività che si evidenzia anche in Undertow, mentre Into the Wild è un’alternanza ben studiata fra un elegante pop etereo ed aperture marziali più o meno violente. C’è spazio anche per la cavalcata distorta di Sewn, fra i momenti migliori dell’album, complice una coda psichedelica ad impreziosire ulteriormente il brano; così come stupisce l’incalzante Efemra, in cui l’estensione vocale della musicista raggiunge i suoi risultati migliori.

Arkhon è sicuramente il lavoro più ideologico di Zola Jesus e probabilmente anche uno fra i migliori per quanto riguarda gli arrangiamenti. Il suo difetto maggiore è sicuramente la scarsa costanza, alternando pezzi più riusciti ad altri meno efficaci; ciò che resta è comunque una prova complessivamente buona, che conferma il talento di Zola Jesus nel dar vita ad un immaginario musicale dall’identità precisa.




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