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Yuko Araki, una musicista imprevedibile

Provate a immaginare una bambina giapponese che da piccola impara a suonare il pianoforte e cresce ascoltando metal e hardcore. Oggi quella bimba è diventata una donna, si chiama Yuko Araki ed è una delle tante giovani artiste emergenti dal Giappone che stanno ridefinendo i confini del rumore, della techno post-industriale e dell’elettronica sperimentale.

Un percorso particolare, un meltingpot sonoro che ha portato Arakialla pubblicazione di End Of Trilogy, un disco di puro terrorismo sonoro in uscita il 2 aprile 2021 per Room40.

L’album è il risultato di un percorso di ricerca sviluppato attraverso un approccio libero derivato dal free jazz, da sensibilità kosmiche e da una propensione verso suoni distorti e timbriche dense e complesse al fine di creare un viaggio tortuoso, ricco di tensioni e rumori assordanti.

Araki è una musicista imprevedibile come si evince ascoltando End Of Trilogy, un labirinto di suoni all’insegna del rumore e dell’aggressività. Ne è la prova l’harshnoise di Code of Sanctuary, una traccia abrasiva elaborata stratificando sintetizzatori analogici che creano un’atmosfera ansiogena e claustrofobica. Le influenze cosmiche si denotano dalla riflessiva Dazed, un suono spaziale prende forma dall’implosione di aspri droni. Non c’è tempo di respirare un secondo che l’atmosfera ritorna plumbea e densa con Cat Food 2, un caos di sibili, feedback e bombardamenti elettronici. Positron in Bloom è una produzione devastante di harsh-noise-industrial, una violentissima collisione tra droni, rumori di seghe elettriche e campioni creano ritmi astratti e armonie dissonanti che suonano come un’orchestra noise.In Moonstroke in the Mountainsi snoda il suono ipnotico dei modulari accompagnato da echi psichedelici che dà forma a un’acida fuga intergalattica.

Chiude l’inquietante e alterata Dying of The Night che pone fine a una musica aliena e disturbata che lascia piacevolmente sorpresi.

Yuko Araki fa del rumore un linguaggio futuristico, scariche elettriche, suoni strazianti ma anche momenti nei quali la giapponese mantiene alto il senso di giocosità senza soccombere in un mero nichilismo sonoro.




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