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Lamentations: l’indagine sul passato di William Basinski

A poco meno di vent’anni dai capitoli Disintegration Loops ha ancora senso parlare di quelle quattro opere mastodontiche nella contestualizzazione di William Basinski? Assolutamente si, e per più motivi.

Il primo, quello più scontato e di facile lettura, è l’apporto straordinario che il musicista texano ha dato alla tape music, all’ambient, al minimalismo, alla drone music, tutti generi più o meno rivoluzionati dall’uscita dei Loops.

Il secondo, ed è quello che passa dal globale al personale, è che quei dischi non hanno influenzato solo centinaia di altri musicisti, ma hanno cambiato anche lo stesso Basinski, che da anni vive una libertà espressiva e comunicativa non indifferente.

Il terzo, ed ultimo, è Lamentations, in uscita il 13 novembre 2020 per Temporary Residence. L’ultima fatica del Nostro risente chiaramente dell’influenza dei Loops, non solo per i temi trattati, come la memoria, la morte ed il decadimento, ma anche per il metodo di lavoro, grazie all’utilizzo di nastri del 1979.

Sarebbe scorretto, però, pensare a quest’album come ad un fratello minore nato 18 anni dopo. Musicalmente, i dodici brani tendono al dark ambient, lasciandosi avvolgere dai droni, ma senza risultare mai degli auto-plagi referenziali.

Ed è per questo che in apertura For Whom the Bell Tolls fa subito chiarezza sugli intenti soffocanti ed angoscianti che pervadono l’intero lavoro, così come The Wheel of Fortune non può che essere il suo naturale sequel, con echi lontani e riverberi esistenziali.

Il minimalismo entra prepotentemente in scena con le sonorità di Tear Vial, mentre l’epicità del singolo O, My Daughter, O, My Sorrow si eleva ad inno sacro, complice la presenza di una voce spettrale.

Fra i picchi dell’album vanno necessariamente segnalate sia la lunga All These Too, I Love, un’oscura danza rituale volta a recuperare le radici e le memorie del passato, sia Please, This Shit Has Got to Stop, che vive di un’eleganza d’altri tempi.

Lamentations non eccelle, ma paradossalmente è uno dei lavori più coerenti di William Basinski, perfetto per comprendere pienamente la sua natura e la sua arte.

In un’ora scarsa di musica il compositore mette in mostra tutti i punti focali tematici e stilistici della sua carriera, riuscendo, ancora una volta, a trasmetterli all’ascoltatore.




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