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La Barafonda degli studenti universitari: unoauno

Un trio studentesco ben vestito, con camicia bianca e cravatta nera si espone al fotografo per la composizione del press kit del disco. Sorridono eloquenti. Fino ad  entrar vestiti nel mare, quasi come a dire “Eccoci qua, siamo pronti ad immergerci completamente nella musica!”.

Barafonda è il secondo disco degli unoauno e viene pubblicato il 18 ottobre 2019 per la Ribéss Records. L’album segue, a distanza di due anni, il disco d’esordio che aveva consegnato al trio un discreto successo Cronache carsiche (2017).

Ad oggi il sound appare rinvigorito da nuovi ascolti, nuove influenze ma soprattutto nuovi spunti sperimentali. C’è sul serio tanto del panorama punk-noise italiano dei fine ’80, con sonorità però sicuramente nineties. Si spazia dai CCCP ai CSI, con una spruzzata di Massimo Volume e Black Flag, ma con una loro personalissima interpretazione sonora e contenutistica, con testi polemici e di critica d’attualità.

Una cosa che apprezzi degli unoauno è sicuramente la perspicacia testuale donata sicuramente dalla scelta espressiva dell’italiano. Ci si accorge di essere finalmente dinanzi a qualcuno che non le manda proprio a dire e che non si limita ad essere comparsa: tutt’altro! Il trio cavalca l’onda da protagonisti.

Una band che sa essere nostalgica, critica, disincantata, rivoluzionaria e cinica al contempo, mentre spara a bruciapelo come un Ferretti risuscitato dal riformismo.

Soffermandosi sulla composizione invece, si nota una discreta combo di riff e arpeggi melodici ora, e buzz noise tra beats di rullante incessanti poi (tipo in Nessuno). L’impostazione vocale è discreta, Giangi, impugna il microfono con passione e follia, quel che fuoriesce è sicuramente uno spontaneismo limpido, ed una capacità comunicativa alquanto vorace; una cosa non semplice quando si parla-canta durante l’intera tracklist, col rischio di creare una cantilena. Sfatato con lode.

Non posso che essere d’accordo su determinate frasi che qui cito rinvigorita di nuovo orgoglio:

Il panorama
Indie nazionale mi ricorda il porno amatoriale

Effettivamente è raro trovarsi dinanzi ad una generazione ’90 che scelga di fare tutt’altro rispetto al panorama odierno.

La traccia da lacrima-strappa-storia è sicuramente Rivoluzioni in cui ci sento addirittura un po’ di Battiato.

Beh che dire, well done guys!




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