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Retreat to Bliss: il diario di Tom Rogerson

Dal 2017, anno d’uscita di Finding Shore in collaborazione con Sua Maestà Brian Eno, ad oggi sono successe tante cose nella vita di Tom Rogerson, pianista inglese membro anche dei Three Trapped Tigers: la nascita di un figlio, la scomparsa di un genitore, una diagnosi di una forma rara di tumore al sangue e infine il trasferimento da Berlino alla contea di Suffolk, suo luogo natio.

Retreat to Bliss, in uscita il 25 marzo 2022 per Western Vinyl, ha il compito di raccogliere tutte queste esperienze di vita e di trasformarle in musica tramite l’ausilio del piano, strumento prediletto di Rogerson e considerato dal musicista come “un compagno per tutta la mia vita, il mio confessore, il mio migliore amico e anche il peggior nemico”.

L’approdo verso una sonorità così intima e catartica segna anche uno scarto rispetto al disco precedente: se Finding Shore partendo dall’ambient esplorava i mondi del minimalismo, dell’elettro-prog e dell’impressionismo, la dimensione piano e voce di Retreat to Bliss è completamente focalizzata su ambient e classica, indagando ogni possibilità generata dallo strumento.

Le note sospese di Descent aprono il disco, conducendo il brano verso un flusso che prende corpo man mano che passano i minuti fino a giungere all’apice finale, in cui Rogerson mette in mostra la sua tecnica piazzando velocemente una serie di note dietro l’altra. Nel pezzo successivo, Oath, è invece la voce del musicista a prendere la scena, modulando il piano verso sonorità ariose per dar risalto alla delicatezza del suo tono vocale.

Toumani è un omaggio a Toumani Diabatè, musicista maliano di kora, ed è anche uno dei momenti più meditativi dell’album, raggiungendo picchi di intensità d’alto livello. Open Out Span Wide View è una preghiera al chiaro di luna, mentre i due pezzi conclusivi, Retreat To e Coda, sono due facce della stessa medaglia: il primo fa della vitalità del piano il suo cavallo di battaglia, mentre il secondo è un breve finale malinconico.

Retreat to Bliss è un disco sincero, un esempio chiaro e lampante dello straordinario rapporto tra vita e musica. Tom Rogerson non mette da parte la sua vena da sperimentatore, ma si concentra maggiormente sulle caratteristiche emozionali della sua musica, dando vita ad un album che prima di tutto va preso come un diario a cuore aperto.




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