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Until Only the Mountain Remains: un incontro fra folk e Oriente

Non si ferma la vena creativa del portoghese Luis Couto, mente del progetto The Joy of Nature, nato nella paradisiaca cornice delle Isole Azzorre nel 2006. Da allora la proposta musicale ha spaziato fra neofolk, drone, ritual ambient, free folk e sonorità psichedeliche, senza mai esaurirsi, continuando la ricerca di uno stile tanto personale quanto eclettico.

Cinque anni dopo A Roda do Tempo, il 21 marzo 2020 esce per Dornwald Records il nuovo album Until Only the Mountain Remains. Un lavoro evidentemente introspettivo e ricco di spunti, nato dall’esigenza di confrontarsi con la poesia Taoista (il titolo prende spunto da un poema di Li Po) e dalla ricerca di isolamento, tema particolarmente importante di questi tempi.

Gli ingredienti sono i soliti e la ricerca sonora è legata all’interpretazione del folk a 360 gradi, che sia nei ricami dell’acustica di Taking Leave of a Friend o nella solennità neofolk di Gazing at the Cloud Line. Con il passare dei minuti escono tutte le principali ispirazioni di The Joy of Nature: The Girl with the Razor gioca con l’ambient, che accompagna la calda ed espressiva voce di Couto; la lunga The World of Dew si apre su pulsioni drone, con echi e riverberi a fare da protagonisti in atmosfere lugubri e oscure, estremizzate al punto di far sentire l’ascoltatore immerso in un tempio Zen fra le montagne del Giappone.

These Things Can Knock on the Heads of Everyone è il punto di incontro fra oriente e psichedelia, prima nella sua forma primordiale folk e poi, in un climax ascendente, in un finale in salsa psych rock. Chiude Wait for Me by the Winter Stream, un delicato incontro fra un ruscello che scorre libero e un canto al chiaro di luna.

I 13 brani di Until Only the Mountain Remains scorrono via piacevolmente e riescono perfettamente nell’intento di ricreare un’atmosfera caratteristica, ricca di meditazione e momenti introspettivi.

Non un album per tutte le ore e tutti gli stati d’animo, complice qualche pezzo di troppo, ma The Joy of Nature compie un’incursione decisamente riuscita nel mondo orientale, affrontato coerentemente con il suo bagaglio folk.




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