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In Your Heart, il continuo di un viaggio nel proprio io

Sono trascorsi sei mesi dalla pubblicazione di In Your Head, Ep datato agosto 2019, della band alternative indie-folk The Franklin Electric. In questo tempo d’attesa, la band di Montreal ha lavorato al seguito del proprio discorso musicale: il 21 febbraio 2020, infatti, ha pubblicato per Nettrwek Music Group, In Your Hert, Ep di sei tracce delicato, vulnerabile, ma ricco di elementi provenienti dal mondo dell’elettronica che accompagnando avvolgendo pienamente la voce di Jon Matte.

Due album e due Ep alle spalle per i The Franklin Electric, band canadese che dal suo debutto nella scena musicale ha avuto l’onore di accompagnare in tutto il mondo nomi del calibro di Mumford & Sons, Ben Howard, Edward Shape e City and Colour. Con quest’ultimo lavoro, più intimo, ma musicalmente esplosivo, e dopo un recente tour in Europa, la band ha dato prova delle proprie capacità ed è pronta al salto di qualità.

Come detto precedentemente, In Your Heart, prosegue il percorso di introspezione intrapreso con il precedente Ep. Dalla testa si passa al cuore, il songwriting si fa più intimo, ricercato, la musica più istintiva e incalzante. Bastano sei tracce a coinvolgere l’ascoltatore, che resta rapito non soltanto dalla narrazione dei testi, ma anche dalla loro musicalità intrisa di pattern, archi e ritmi coinvolgenti. Su questo tappeto sonoro e melodico si erge, fiera, la voce eclettica e meravigliosa di Jon Matte.

L’Ep comincia con Anything for Love. L’intro dato da un pattern elettronico in crescendo si apre immediatamente grazie alla voce di Jon, per proseguire incessante grazie ad un ritmo di cassa rapido e quadrato, fino a giungere al suo climax che però, al contrario delle aspettative sembra non esplodere mai.

Who, la seconda traccia, si presenta tramite un tipico giro folk di chitarra acustica che si ripete con minime variazioni, intervallato da vocalizzi ed archi. Un brano da viaggio con pochissime pretese, umile e per questo ben costruito. In Your Heart è un lavoro che si apre poco alla volta, seguendo quella che tipicamente si chiama “curva gaussiana”, l’apice si raggiunge solo al centro del disco, con il finale di Trouble.

Il brano in questione parte con note di pianoforte, suonate con delicatezza, come echi distanti, per poi incalzare grazie all’utilizzo di synth e suoni elettronici che mirano a sporcare la melodia creata dalla voce di Jon Matte.

Dopo l’apice, torna la calma, Ghost, la quarta traccia, riprende pienamente la matrice folk della band, qui gli overdrive, più leggeri si stagliano sul fondo lasciando più spazio alla voce, unica, vera protagonista di In Your Heart. È il racconto, sono le parole, quelle che ha davvero a cuore Jon Matte, è il viaggio interiore accompagnato dalla melodia, il soggetto principale. L’artista scava a fondo nei propri ricordi, nella propria interiorità per riportare alla luce, come ombre eteree, i fantasmi a cui, diversamente, non saprebbe dar forma.

Turned to Stone è l’inizio della fine, la penultima traccia, la più melodica di tutto il lavoro, dove gli strumenti e i suoni, come a gara tra loro, entrano ed escono dall’armonia principale, ripetitiva, ridondante, ipnotica. Il leitmotiv canoro gira intorno ad una frase, che dà il titolo al brano. Con questa traccia la ricerca della propria interiorità è giunta al punto più profondo, il più nascosto, quello che tiene celata la tristezza, la malinconia, e il solo modo per esorcizzarla è tirarla fuori e farla esplodere.

In your Heart si conclude con l’omonimo brano, una ballata folk in quattro quarti caratterizzata da un cantato più veloce e continuo, tipico del genere. La tonalità è calda, il ritmo in crescendo. La luce ricopre lentamente le ombre dell’ego, fino a divampare in ogni dove. Ottimo il lavoro di sovra incisione, l’alternanza delle voci, che ora si coprono, ora si distanziano totalmente.

Un Ep completo che non ha nulla da invidiare a dischi ben più complessi e articolati. Un lavoro ben pensato e realizzato che convince fin dal primo ascolto.




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