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The Cray Twins: l’unione fa la forza

In the Company of Architects è il secondo album dei The Cray Twins, pubblicato il 2 agosto 2019 per Fang Bomb. A capo del progetto vi sono Paul Baran (elettronica, chapel organ, samples, buchla) e Gordon Kennedy (elettronica, organo, mellotron, samples, tastiere) che  hanno riunito un collettivo di musicisti e artisti del suono composto da Ryoko Akama (sintetizzatore modulare), Werner Dafeldecker (chitarra), Bruno Duplant (carillon), Sergio Merce (sassofono), Antoine Beuger (flauto), Kai Fagaschinski (clarinetto), Jessica Evelyn (spoken word) e Lavinia Blackwall (soprano) per dar vita ad un’opera acusmatica collettiva divisa in tre tracce.

L’apertura del progetto è affidata ai 38 minuti della title track che si sviluppa lentamente, esplorando la densa stratificazione del suono. Suoni minimali, distorsioni, improvvisazione e silenzio snervante, tensione e liberazione, è questo che ci offre il collettivo con In the Company of Architects. Un costante sali e scendi di emozioni che vanno di pari passo con le dinamiche della suite, un mix accattivante di fonografia che più di un esercizio di stile è una fotografia della realtà che ci circonda fatto di fonti sonore e di interferenze naturali e artificiali. Durante questa prima esperienza le voci sussurranti si adagiano sulla strumentale come una presenza inquietante, non da meno la voce del soprano Lavinia Blackwall che aggiunge un tono di inquietudine alla narrazione. La tensione che aleggia per tutta la traccia si fa più intensa nella coda, al cospetto delle note dissonanti dell’organo e delle tastiera che lavorano insieme per creare un’atmosfera spettrale.

Se con The Absence of Architects i The Cray Twins creano un effetto simile all’apnea tanto che il suono ci fa sentire come immersi nel vuoto, nella conclusiva Anarchitects ritorna quel senso di tensione generato dai droni atmosferici che riproducono l’effetto del vento o il rumore di un cristallo. Baran e Kennedy sono così bravi nel modulare il suono da tramutare la tensione in uno stato di pace, una calma angelica come se partendo dalla prima traccia si arrivi alla conclusione in tutt’altra direzione.

L’effetto di In the Company of Architects è straniante, la percezione dello spazio e del tempo viene quasi azzerata al primo ascolto. Per tale motivo l’album necessita di una forte attenzione e di ripetuti ascolti per essere capito e assimilato, d’altronde quante volte abbiamo sentito davanti ad un’opera d’arte “potevo farla anch’io”, lo stesso vale per quest’opera acusmatica che per essere apprezzata ha bisogno di un ascoltatore pronto ad aprirsi ad un mondo nuovo.




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