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I The Chemical Brothers distruggono i confini dell’elettronica

Una carriera pluriventennale ricca di soddisfazioni, un nono album (decimo contando la soundtrack Hanna) in uscita ventidue anni dopo il capolavoro Dig Your Own Hole, un percorso musicale che negli anni ha fatto storcere il naso a molti fra gli addetti ai lavori e non solo, ma sempre tenuto sotto controllo, in una coerenza tutta personale, dai The Chemical Brothers.

Per provare, almeno in parte, a capire No Geography, uscito il 12 aprile per Virgin, è fondamentale tenere presente questa serie di fattori, alcuni “storici”, altri squisitamente interiori. Verrebbe da chiedersi, alla luce di questi elementi, cosa aspettarsi da Tom Rowlands ed Ed Simons, ma la risposta è più semplice del previsto. I Nostri, dopo quattro anni dal precedente Born in the Echoes, hanno sfornato un lavoro che appare sin dal primo ascolto ricco di idee e spunti, tanto musicali quanto concettuali.

Non che il duo di Londra abbia completamente cambiato pelle, anzi, tutt’altro: No Geography è tutto sommato un album nostalgico, o sicuramente quello più vicino agli anni ’90 fra le loro produzioni recenti, ma non risulta mai vecchio o derivativo, permeato da una freschezza che riporta ai primi album.

Apre Eve of Destruction, un inno in salsa funk alla realizzazione di quanto premesso nel titolo, la distruzione dei confini così come li conosciamo oggi. Lo stile acid caratteristico del gruppo offre diverse riletture decisamente più sui generis, come la disco in Got to Keep On, e catapulta l’ascoltatore in dei pezzi che sembrano usciti direttamente dalla prima produzione del duo, come l’energica The Universe Sent Me o la psichedelica We’ve got to try. L’allucinogena Free Yourself porta l’ascoltatore in un rave party, così come la successiva Mad as Hell, perfetto accompagnamento per un album che nel finale spara tutte le sue cartucce più fuori di testa. Chiude Catch Me I’m Falling, probabilmente l’episodio più rilassato del lotto, l’after party per eccellenza.

Complessivamente, No Geography è un lavoro dall’indiscutibile qualità, che vede i The Chemical Brothers in gran forma e particolarmente ispirati, nonostante in diversi episodi sembra che abbiano un po’ tirato il freno, non volendo osare particolarmente. Rimane sicuramente un album eccellente per un tuffo nel passato, rimanendo con i piedi puntati nel presente.




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