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Quando la meta la sceglie la musica

Dopo nove anni tornano i Talking Book con un nuovo lavoro discografico: Talking Book II. Il trio sperimentale formato da Bill Gould (Faith No More), Jared Blum (Gigante Sound, Vulcanus 68, Vision Heat) e Dominic Cramp (Borful Tang, Lord Tang) ha rilasciato il nuovo album il 24 aprile 2020 via Koolarrow Records. Quattordici tracce di matrice ambient che cambiano facilmente, tanto da poterle considerare quattordici pezzi singoli: un collage evocativo e altamente emotivo di scenari atmosferici e di droni legati a trame organiche distintive, descritte come “immagini distorte in tonalità seppia di un’epoca passata”.

Si parte con il mood sospeso di Blood Aurora, un piano filtrato attraverso il dittafono  e l’uso dei mellotron la rendono una traccia avvincente e maestosa, come se fosse suonata da una orchestra. Altro registro per Thermal Drift, polverosa e ansiogena, più vicina ad una colonna sonora con una struttura più definita e meno sperimentale. Con The Land Upright i Talking Book riassumono in un brano tutto quello che puoi ascoltare nel disco: una traccia in continuo mutamento che parte con toni aspri fino a trasformarsi in una delle più raffinate del disco, un semplice giro di basso supportato dai sintetizzatori ed una chitarra catchy e il gioco è fatto.

In The Last Time She Died intervengono oboe e clarinetto che insieme al basso e al piano disegnano una emozionante soundtrack, mentre per la seguente They Came at Dawn il trio vira verso sonorità sintetiche, una traccia ricca di campioni che potrebbe tranquillamente essere utilizzata in un film di George Romero. Bastano le prime note della chitarra folkeggiante di Absent Horizon, forse la traccia che si avvicina di più alla struttura canonica di una canzone, per lasciarci senza parole. Un raffinato connubio tra strumenti a fiato e quelli a corde, con la partecipazione di Christian Gallardo.

Talking Book II è un viaggio senza meta, difficile da catalogare perché le sue tracce spaziano dai  richiami ai primi progetti ambient di Brian Eno, tra melodie folk, musica elettroacustica e forti influenze che arrivano direttamente dal mondo delle colonne sonore serbe e ceche degli anni ’60. Non importa dove ci porterà l’album, l’importante è essere pronti a tutto.

Si consiglia l’ascolto in cuffia.




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