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Elementi Jazz, Funk e Hip-Hop al servizio di Swarvy

Sunny Days Blue, Ep pubblicato il 7 agosto 2020 per l’etichetta di Kamaal Williams, la Black Focus, segna l’esordio come cantante solista dell’artista statunitense Swarvy, polistrumentista, già produttore ed ingegnere.

Originario di Philadelphia, Swarvy è un compositore metodico e preciso, che suona il basso, le tastiere, la batteria e la chitarra per la una creazione e produzione musicale fatta di miscele improvvisate e assoli strumentali.

Artista irrequieto, concentrato sempre sul progetto che verrà, Swarvy attinge dal proprio materiale eseguito nelle innumerevoli sessioni di studio, una prolificità attraverso una giustapposizione di melodie malinconiche e dichiaratamente dolci, dirette a rimanere nella percezione emotiva dell’ascoltatore, coinvolto dalla sua capacità di dosare sapientemente elementi Jazz, Funk e Hip-Hop.

A partire dal 2015, Swarvy ha prodotto una varietà di album con varie etichette discografiche, pubblicazioni tramite la Street Corner Music, Leaving Records e Fresh Selects di DJ House Shoes, oltre ad aver scritto negli anni dozzine di brani per altri artisti come Pink Siifu, Maxo, Nia Andrews, Mndsgn, Liv.e e il leggendario Tony Allen.

La dinamica melodica di Swarvy suona elegante e coerente, rimbalza su ritmi delicatamente polverosi e sintetizzatori atmosferici, per suggerire l’ambito confidenziale quasi sussurrato ed esclusivo (burroso a tratti); così Bones apre l’album e ospita una notevole ricchezza di sfumature ritmiche, aiutate da elaborazioni strumentali in divenire, protagoniste di uno sfondo placido e largo. Costruzioni hip hop si alternano a reminescenze di tastiere anni ’80 e per naturale associazione di genere, alle relative colonne sonore cinematografiche di quel decennio. Dall’assolo lounge di Smile la ricostruzione del lento da discoteca prende vita in una sala da ballo a sorpresa e improvvisata; una solitaria chitarra in sordina acquieta ulteriormente l’atmosfera già soffusa per il salto disimpegnato del finale affidato a Ginger, in quella corsa di limpidi arpeggi di piano dal colore dell’arcobaleno.




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