Sono passati cinque anni dall’uscita di Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte, i Solaris, band romagnola con profonde radici noise rock e post rock, tornano a farsi sentire, letteralmente, con …e alla fine della storia non c’è alcuna redenzione, esprimendo a tutta forza il proprio messaggio disilluso.
Il disco, uscito per Bronson Recordings e distribuito digitalmente da Universal Music Italia, è stato registrato a luglio 2024 al Vacuum Studio di Bologna da Enrico Baraldi e masterizzato da Matt Bordin presso l’Outside Inside Studio. Si tratta del frutto di un’intensa fase creativa iniziata nell’Ottobre 2023, dopo una manciata di singoli che li hanno visti impegnati in una serie di collaborazioni prestigiose con Bruno Dorella (OvO, Ronin, Bachi da pietra), Nicola Manzan (Bologna Violenta), Ottone Pesante e Xabier Iriondo (Afterhours, Buñuel).
I Solaris hanno lavorato a …e alla fine della storia non c’è alcuna redenzione con una visione chiara: realizzare un disco più diretto e violento rispetto ai precedenti lavori, sia dal punto di visto sonoro, con suoni più serrati, affilati, potenti, sia dal punto di vista dei testi, che fedelmente al titolo del disco, non lasciano spazio ai ripensamenti, al perdono, ma vanno dritti a colpire fino in fondo lo stomaco dell’ascoltatore.
Il disco affonda le sue radici nel noise-rock, fatto di distorsioni e di suoni grezzi, carichi di un’energia viscerale e di grande impatto. A questa prima base si unisce una particolare tendenza verso il post rock, con l’intento di far parlare la musica, i suoni, più che i testi e svelare la metafora di una deriva interiore irreversibile.
…e alla fine della storia non c’è alcuna redenzione è un lavoro che scava a fondo nelle tensioni, sempre in contrasto, del presente, senza illusioni, senza fronzoli, senza alcuna redenzione. Il sound dei Solaris si muove con grande consapevolezza in un territorio di confine tra il post-rock, il post-metal, il post-grunge e il post-stoner, realizzando un “noise” particolare che fa da eco al grido caratteristico della generazione perduta dei 30enni. Rispetto al precedente lavoro (Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte), il nuovo disco presenta un sound più sostenuto, granitico ed epico, che, insieme a testi mai banali ma ben bilanciati sia nella musicalità sia nella forza delle parole, riesce a costruire un prodotto di grande impatto capace di esprimere un disagio generazionale in una chiave inedita nel panorama musicale italiano.
Se c’è una nota dolente, la troviamo però, proprio nella scelta del genere cantato in lingua madre, che stona non poco con le intenzioni sonore della band. I testi, validissimi, si perdono non poco, all’interno del rumore di qualità dei Solaris, e la musica, incalzante, inebriante e “scuoticervella” meriterebbe ancora più enfasi, a tratti rubata dai testi. Insomma, ascoltando i Solaris di primo impatto e dividendo il loro lavoro in musica e testi, sembra di volersi coprire con una coperta troppo corta che lascia, inevitabilmente, qualcosa scoperto.
Questo però non impedisce che, un ascolto più approfondito, permetta al fruitore di scoprire una elegante costruzione dei testi e un sapiente utilizzo degli strumenti e dell’armonia, capaci di creare un discorso grezzo, duro, ma apprezzabile e coerente.