L’ipnosi sonora dei Širom
Non esiste una proposta lontanamente vicina a quella dei Širom e non perché in giro non ci siano buoni musicisti in ambito free/avant folk. Semplicemente, da anni, il trio sloveno, soprattutto dopo l’ultimo e giustamente acclamato The Liquified Throne of Simplicity (2022), sembra aver trovato la quadra sotto ogni punto di vista: capacità sonora, metodologia nella costruzione dei brani, una perfetta divisione dei ruoli e un immaginario che soprattutto nelle esibizioni dal vivo va ben oltre il concetto di “musica” così come tipicamente intesa.
Proprio da queste basi parte anche il nuovo In the Wind of Night, Hard-Fallen Incantations Whisper, in uscita il 3 ottobre 2025 per Glitterbeat/Tak:Til, un disco che prosegue il discorso là dove l’avevamo lasciato ampliandone lo spettro sonoro. Anche in questo caso, infatti, il trio è entrato in studio con dei brani non solo pronti ma anche già suonati dal vivo: si tratta di mettere su disco ciò che i Širom hanno già sviluppato e fatto proprio.
Forse proprio per questo nei sette brani del disco (e circa un’ora e un quarto di musica) è facile avvertire una dimestichezza con la materia che va ben oltre la pura e semplice capacità tecnica o il mero gusto. Non è un caso nemmeno che i Nostri riescano a districarsi con una strumentazione monstre, fatta da percussioni, banjo, archi, balafon, ukulele, liuto, oggetti vari e via dicendo.
Una big band in formato ridotto, come si può evincere già dalla lunga traccia d’apertura, Between the Fingers the Drops of Tomorrow: se la parte iniziale crea un tappeto di suoni in cui archi e strumenti a corda si intrecciano in un turbine vorticoso, la voce di Ana Kravanja illumina improvvisamente il brano, che nella parte finale ridiscende in una spirale di percussioni a tratti psichedeliche. Una struttura evocata anche nella successiva Curls Upon the Neck, Ribs Upon the Mountain che inizia proprio con un gioco fra gli archi, in pieno dialogo fra loro, prima di essere risucchiati dalla componente ritmica, in questo caso più spettrale e inquietante del solito.
Guai, però, ad immaginare l’album come un’unica costante ripetizione dello stesso schema. Le novità non mancano né intuizioni di altissimo livello: Tiny Dewdrop Explosions Crackling Delightfully è forse la “suite” più esotica mai composta dal trio, complice l’uso di droni ad accompagnare prima gli strumenti a corda, poi harmonium e tamburi in quello che sembra essere un vero e proprio ponte verso l’Oriente, evocato anche dalla vocalità spirituale della Kravanja; The Hangman’s Shadow Fifteen Years On, nei suoi 18 minuti, fa da vero e proprio manifesto ideologico e musicale dell’album. C’è di tutto: il lato più selvaggio e quello più riflessivo, gli echi del minimalismo “classico” (Terry Riley) e quello nuovo (Park Jiha), l’impostazione jazzistica nel modo di riempire il suono, l’utilizzo degli strumenti che riesce, paradossalmente, ad essere tanto accorto quanto sfrontato, senza il timore di utilizzare tutte le proprie possibilità.
Da quest’ultima considerazione bisogna partire per poter entrare pienamente nell’universo cosmico, ma anche visceralmente terreno, dei Širom. In the Wind of Night, Hard-Fallen Incantations Whisper è l’ennesimo centro di un gruppo unico nel suo genere, capace di scardinare i pilastri di un genere già di per sé totalmente libero e privo di compromessi. Ancora più consapevoli dei propri mezzi, merito anche dei numerosi progetti collaterali dei tre membri, il trio sloveno dimostra di aver raggiunto una sicurezza invidiabile e mai così a fuoco. Tra le migliori uscite di questo 2025.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.