Tote Winkel, un mix di krautrock, ambient ed elettronica contemporanea
I Sankt Otten tornano con il loro 14° album, Tote Winkel, un’opera che sorprende e affascina fin dal primo ascolto.
Un progetto nato da un processo creativo audace e fuori dai soliti schemi, dove l’improvvisazione in studio e l’uso di sintetizzatori analogici si intrecciano in un tessuto sonoro di rara autenticità.
Stephan Otten e Oliver Klemm hanno scolpito un album che vibra di organicità e spontaneità, un viaggio attraverso le radici della musica elettronica tedesca e le atmosfere magiche di un paesaggio sonoro senza tempo.
L’album si apre con Geweint wird nur zum Schluss, una traccia stratificata e avvolgente, in cui synth e arpeggiatori dialogano in un’armonia delicata, accompagnati da pad fluttuanti che creano un’atmosfera eterea. L’interazione tra uomo e tecnologia si fonde in modo impeccabile, dando vita a un brano che esplora con eleganza i confini tra Krautrock e ambient, trasportando l’ascoltatore in un viaggio verso un mondo futuristico. La composizione si distingue per la sua capacità di unire sonorità sperimentali e atmosfere contemplative, risultando un’apertura coinvolgente e suggestiva per l’intero album.
A seguire, Toter Winkel (Klick, Klick, Klick) incarna l’essenza più malinconica e robotica dei Sankt Otten, trasportando l’ascoltatore in un’atmosfera decadente. I loro suoni sono un affascinante mix di arpeggiatori e synth che si trasformano in chitarre inquietanti, creando un soundscape etereo e disturbante. I toni di sottofondo, spettrali e sfuggenti, contribuiscono a dipingere un quadro sonoro che sembra oscillare tra nostalgia e distopia, rendendo questa composizione un’esperienza intensa e suggestiva.
Die Gute Fee War Schon Da è una meditazione sonora caratterizzata da un respiro sintetico che si dipana in un continuo gioco di crescite e diminuzioni di dinamiche, evocando l’immagine di un’onda che lentamente si avvicina alla riva e si ritrae. Registrato prevalentemente dal vivo, il brano si basa su texture create con il sintetizzatore DX7, che dà al sound del duo una maggiore componente organica. Questa composizione segna un passaggio verso metodi di creazione più organici e intuitivi, in cui l’esplorazione sonora si fa più fluida e naturale, offrendo un’esperienza immersiva e contemplativa all’ ascoltatore.
Il nuovo album dei Sankt Otten, Tote Winkel, non è solo musica, ma un’esperienza sensoriale che invita a perdersi e ritrovarsi tra sequenze sfuggenti, un’odissea sonora che sfida i confini del genere e dell’immaginazione.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.