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L’ambient elettroacustico di Samuel Rohrer, tra batteria e modulari

Nato come batterista jazz, Samuel Rohrer ha seguito un percorso evolutivo lungo ormai oltre 15 anni, che lo ha condotto attraverso numerose collaborazioni, anche appartenenti a mondi estremamente distanti tra loro come il jazz e la house, all’inizio dell’attività di producer e al lancio della propria etichetta Arjunamusic.

E proprio per Arjunamusic esce il 7 febbraio 2020 questo Continual Decentering, quarto lavoro solista basato, manco a dirlo, su batteria ed elettronica.

Fin dalla presentazione e dalle prime note, tuttavia, ci si rende subito conto di trovarsi di fronte a un’opera assolutamente peculiare, né incentrata sulle ritmiche, né tantomeno su virtuosismi compositivi o su sonorità elettroniche in senso canonico.

Fulcro di questo album è infatti un setup estremamente personale che Rohrer ha costruito e sviluppato nel corso degli anni, incentrato su un drumset elettroacustico che fonde il lato percussivo della batteria ad un sistema di trigger che campionano e controllano i sintetizzatori modulari a cui sono collegati. Strada, a dire il vero, battuta negli ultimi anni non solo da Rohrer, ma, in maniera ogni volta sempre molto personale, anche da alcuni altri batteristi contemporanei, tra i quali precursore e riferimento è certamente Ian Chang (attivo con Son Lux, Kazu Makino, oltre al proprio progetto solista).

Il tutto eseguito quasi completamente live, in un lasso di tempo di oltre due anni che, immaginiamo, sia servito per perfezionare il set e raccogliere e sviluppare le numerose idee creative del nostro, negli intervalli di tempo intercorrenti tra i lavori degli altri progetti collaborativi. Pochissime sovraincisioni e postproduzione molto morbida per 13 tracce dalla durata spesso breve.

Il risultato è un disco che potremmo definire ambient, in cui sia le note percussive che quelle elettroniche assumono un valore quasi sempre melodico. La composizione e le ritmiche sono destrutturate, le atmosfere eteree e dilatate e il fluire viene raramente interrotto da strappi batteristici, invero sempre molto jazzati (The I-I, The Fringe), e mai da strutture ricorsive che si possano definire catchy.

Body Of Ignorance è il brano in cui i modulari la fanno da padrona e si avverte una decisa virata verso l’industrial, pur senza mai esagerare con la violenza noise.

Un disco insomma col quale Samuel Rohrer prova ad esprimersi in un linguaggio personale e certamente di non facile comprensione, ma che riesce comunque a mantenersi su armonie ed atmosfere piacevoli lungo tutti i suoi 37 minuti di durata, senza mai lasciarsi trasportare verso eccessi nella sperimentazione avanguardista.




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