Seleziona una pagina

Ultratronics: matematica e filologia nei glitch di Ryoji Ikeda

Se spesso risulta difficile catalogare un disco, meno frequente è avere le stesse difficoltà con dei musicisti. Eppure, quando si tratta di personalità come quella di Ryoji Ikeda le etichette sono praticamente impossibili: artista a tutto tondo, noto per i suoi live a metà fra sound art e performance, studioso insaziabile, musicista e produttore d’avanguardia, l’artista giapponese fugge di proposito da una presentazione semplice.

Una personalità sofisticata e stratificata proprio come la sua musica, quel microsound del quale rientra fra i principali esponenti da circa trent’anni, essendo stato fra i primi a lavorare su materiali sonori così frammentari e complessi, prediligendo suoni che durano circa dieci millisecondi o anche meno.

Lavorando digitalmente su queste brevi particelle, si apre il mondo di glitch e ambient di Ikeda, che conta una produzione decisamente vasta, tanto da aver avviato negli ultimi anni una ricerca di materiali d’archivio. Così, il nuovo Ultratronics, in uscita il 2 dicembre 2022 per Noton, racchiude pezzi dimenticati tratti dalla sua intera carriera ed è possibile rapportarsi tanto con delle registrazioni datate tra il 1989 e il 1999 quanto con composizioni più recenti, create negli ultimi dieci anni.

I sedici brani del disco, numerati da 00 a 16, racchiudono quindi l’evoluzione artistica di Ikeda, qui scandita in tre parti diverse. Nella prima, sicuramente la più oscura e difficile, si intravede l’inizio delle esplorazioni digitali, la fascinazione per la Macchina e l’indagine per quei suoni matematici che escono fuori prepotentemente in episodi come ultratronics 02 o nel noise di ultratronics 03.

La seconda parte, che occupa la parte centrale del disco, è composta dalle registrazioni anni ’90, evocati nei ritmi quasi da clubbing  di ultratronics 07 e soprattutto nell’industrial di ultratronics 09.

Il terzo settore racchiude una serie di brani legati alla vista e all’immagini: la vista è un elemento fondamentale nei live di Ikeda e sotto questo aspetto ecco arrivare in aiuto le aperture cinematografiche di ultratronics 11 e le trame torrenziali di ultratronics 14.

Ultratronics è una ricerca filologica d’ampio respiro e la sua forza sta proprio nella volontà di ripercorrere buona parte della carriera di Ryoji Ikeda. Non è un disco che si lascia ascoltare facilmente e manca, inevitabilmente, quella sensazione di compattezza che non può avere un disco assemblato in questo modo. Ciò che non manca è invece la straordinaria precisione e sapienza con cui l’artista giapponese dà vita ad un mondo musicale calcolato al millimetro, in cui ogni singolo elemento è pensato per suonare in un determinato modo in un esatto momento.

Un artigiano dei glitch.



Logo con lettering sfondo trasparente radioaktiv

Iscriviti alla nostra newsletter

Non perdere le nostre rubriche e tutti gli aggiornamenti sulle nuove uscite discografiche su base mensile.

Iscrizione riuscita!